AGI - Fiumi di hashish da Malaga in Spagna fino a Palermo attraverso corrieri campani; la cocaina, invece, arriva dalla Calabria. A gestire questo flusso incessante è il mandamento mafioso di Pagliarelli a Palermo. Questo emerge dall’indagine “Brevis 2”, condotta dal Nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri che hanno eseguito 8 provvedimenti di custodia cautelare in carcere e 1 sequestro preventivo emessi dal Gip di Palermo su richiesta della Dda del capoluogo siciliano.
Le ipotesi di reato contestate sono associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione e trasferimento fraudolento di beni e valori, tutte aggravate dal metodo mafioso.
L’indagine - prosecuzione dell’inchiesta “Brevis” eseguita nell’aprile scorso, sempre nel mandamento mafioso di Pagliarelli - ha consentito di “riscontrare la perdurante operatività di quell’articolazione di ‘Cosa Nostra’ a Palermo”.
Ad aprile 2021 i carabinieri avevano individuato e arrestato il presunto nuovo vertice del mandamento, già arrestato a dicembre 2018 nell’operazione “Cupola 2.0”. Anche in questa tranche di indagine viene fuori il “ferreo controllo territoriale attuato da Cosa Nostra” per la risoluzione di controversie tra privati con l’intervento diretto del reggente del mandamento. Il quale “sarebbe, in tal modo, riuscito a entrare in possesso di una lussuosa villa con piscina (di cui è stato disposto il sequestro preventivo) che avrebbe adibita ad abitazione principale per sè e la sua famiglia (sebbene formalmente intestata al legittimo proprietario)".
Resta il traffico di stupefacenti la via per far soldi, tanti. Il sodalizio, con al vertice il presunto reggente del mandamento mafioso di Pagliarelli, avrebbe contato su un continuo afflusso di stupefacente garantito dalla rete criminale di rifornimento che “differenzia” gli interlocutori a seconda della sostanza richiesta: per l’hashish si sarebbero rivolti a un gruppo di corrieri campani, riforniti direttamente a Malaga, in Spagna, da dove hanno trasportato il carico fino a Palermo. Per la cocaina, invece, hanno fatto riferimento a soggetti calabresi che si sarebbero fatti carico della consegna.
L’operazione ha un importante valore strategico, poiché consentirebbe di delineare come sia effettivamente Cosa Nostra a garantire l’afflusso costante di stupefacenti nel capoluogo siciliano.
È solo grazie a un imponente import criminale che poi lo stupefacente affluirebbe alle varie piazze di spaccio di Palermo, in relazioni alle quali i carabinieri hanno eseguito ben 112 arresti in soli 35 giorni. “Si ritiene – si legge in una nota del comando provinciale dei carabinieri di Palermo -, in base ai gravi indizi sin qui raccolti, che la vendita al dettaglio di stupefacenti sia considerata da ‘Cosa Nostra’ anche un vero e proprio ammortizzatore sociale da ‘concedere’ alle fasce sociali delle aree cittadine più critiche, in una chiara ottica di marketing criminale volto al proselitismo mafioso”.
Cosa nostra, dunque, chiude un occhio nei confronti di gruppi criminali o di interi nuclei familiari, tollerando l’assai remunerativa gestione delle numerose piazze di spaccio cittadine, mantenendo tuttavia “il ferreo controllo del più lucroso flusso di approvvigionamento di stupefacente sull’isola”. Con i proventi della droga – secondo le indagini – il responsabile della cassa del mandamento, individuato dal reggente, avrebbe anche fatto fronte alle spese per il mantenimento delle famiglie dei “consociati” detenuti.