AGI - “Solo lo 0,34 per cento delle transazioni che avvengono sulla Blockchain sono illecite”. II dato viene riferito all’AGI da Andrea Medri, esperto di criptovalute a cui si rivolgono diverse Procure europee per avere lumi su una materia ancora ostica per la giustizia. Medri figura tra i relatori di oggi all’inaugurazione del 25esimo Anno accademico della Scuola Italiana di Riciclaggio a Milano.
"I grandi cartelli criminali da qui non passano"
“I numeri indicano che il fenomeno è risibile anche se esiste, deve essere contrastato e potrebbe crescere con l’arrivo di nuovi strumenti. Quello che è certo è che i grandi cartelli della droga, delle armi e del terrorismo non passano nel nostro mondo perché hanno bisogno di sistemi bancari compiacenti, mentre questo è il regno della trasparenza. A livello di riciclaggio ci sono degli episodi, non per somme enormi, ma di livello medio”.
Il vero tema, spiega Medri, che dirige ‘The Rock Trading’, il più longevo exchange di criptovalute, è quello della “formazione inadeguata delle forze di polizia italiane, ma anche negli altri Paesi hanno lo stesso problema”, rispetto alla materia. “In questo momento è come se passasse un cacciabombardiere sopra la Foresta del Borneo e si cercasse di abbatterlo con una fionda – esemplifica -. L’autorità giudiziaria manca di informazioni e competenze e si rivolge a noi sia per avere consigli durante le indagini, sia prima, a titolo conoscitivo, per sapere come funziona il nostro sistema. Riceviamo richieste anche da svizzeri, tedeschi, inglesi che ci chiedono analisi forensi per i loro casi. Sulla nostra piattaforma, rivolta ai privati, facciamo tracciamenti e verifiche di tutto quello che accade sulla Blockchain per individuare eventuali attività sospette. E’ una capacità che manca alle forze di polizia e alle autorità di vigilanza, non per colpo loro ma perché lo Stato non investe sulla formazione. Spesso incontriamo funzionari molto volenterosi che studiano da autodidatti. Non c’è bisogno di regole nuove, ce ne sono abbastanza ed è in arrivo la normativa europea”.
Il deep web non è così oscuro
Una parte di quello 0,34 per cento di attività illecite di cui parla Medri avviene nel cosiddetto deep web ma anche in questo settore, assicura l’esperto, ci sono i modi per intervenire e ripristinare la legalità. Ed è un mondo meno nascosto di quello che appare. “Quando mi capita di parlare ai ragazzi all’Università dico,scherzando, che se proprio devono farsi una canna è meglio che non comprino la droga leggera sul deep web perché scoprirli è molto facile. Sarebbe più difficile se usassero ‘vie tradizionali’. Sul deep web vengono venduti prodotti di ogni genere, dalla cocaina agli psicofarmaci ai documenti falsi. E’ come stare su Amazon, con tanto di offerte speciali. I sistemi di analisi forensi sono in grado di analizzare cosa accade in tempo reale facilitando le attività della Polizia Postale a cui comunque va presentata la denuncia”.