AGI - Giornalisti accerchiati da decine di persone che manifestano contro il green pass e coperti d'insulti a Trieste. Solo l'intervento di alcuni portuali, tra cui l'ex portavoce del Clpt, che hanno invitato alla calma, ha permesso che la situazione al varco 4 del porto di Trieste tornasse tranquilla dopo momenti di tensione.
In una nota comune Cgil, Cisl e Uil di Trieste chiedono che "si liberi il porto" da chi sta svolgendo il presidio no green pass in questi giorni. "Le legittime manifestazioni di dissenso devono essere garantite - si legge nel documento - ma non possono impedire a un porto e a una città di continuare a generare reddito e prospettive per il futuro. Quelle persone che hanno dimostrato solidarietà a quei lavoratori portuali in presidio facciano un passo in avanti e liberino il porto e quei lavoratori da un peso e una responsabilità che non hanno".
Le lacrime di Puzzer
Stefano Puzzer, il leader della contestazione no green pass al porto di Trieste, ha rassegnato le sue dimissioni dal Coordinamento dei lavoratori portuali dopo che nella giornata di sabato aveva annunciato lo scioglimento del presidio per poi fare retromarcia. "Non ritiro le dimissioni, il presidio continua" ha detto alla stampa per poi scoppiare in lacrime.
"Non siamo dei traditori, siamo qui da quattro giorni mettendoci la faccia. Altri, e non sono i giornalisti, stanno mettendo in giro falsità" ha detto riprendendo per riportare ordine nella piazza e chiedere che la manifestazione torni a essere "pacifica". "Se qualcuno dovesse venire verso di noi, sediamoci in pace" ha aggiunto alludendo a un eventuale sgombero delle forze dell'ordine nelle prossime ore.
"Il blocco non si leva"
"Il presidio continua fino al 20 e non si molla" scrivono i portuali del sindacato CLPT in quella che definiscono la "rettifica" del comunicato in cui ieri sera invece si lasciava intendere la fine della manifestazione no green pass davanti al porto.
Davanti al molo 4 si è tenuto un colloquio informale tra rappresentanti delle forze dell'ordine e alcuni portuali dal quale è emerso, da quanto apprende l'AGI, che oggi, domenica e giorno di elezioni, verrà ancora tollerata la presenza di contestatori del certificato verde davanti al varco ma da domani non più.
Questo significa che questa zona del porto potrebbe essere liberata con un intervento delle forze dell'ordine. Ieri il presidente dell'autorita' portuale Zeno D'Agostino aveva detto che la situazione di 'blocco' del varco era diventata non più "tollerabile".
Ma sarebbero solo una quindicina i portuali ancora a favore dello sciopero iniziato venerdì scorso. Molti meno rispetto alle decine che inizialmente avevano sostenuto la battaglia guidata da Puzzer, 'vittima' della spaccatura interna, ma anche per di minacce da parte dei 'duri' del movimento contrario al certificato verde.
In tanti suoi colleghi non hanno gradito di avere saputo solo a cose fatte della sua retromarcia consumata ieri sera nel giro di poche ore, prima con l'annuncio dell'epilogo del presidio e poi con la decisione di proseguire. Con il passare delle ore emerge in modo sempre più netto la frattura tra i portuali e i 'duri e puri' del movimento no-green pass.
"Se siamo così pochi non riusciamo a fermare il porto. Allora non ha senso, non possiamo stare senza stipendio così tanti giorni", ha spiegato un portuale a un rappresentante dei no vax che lo invitava a proseguire nella protesta "fino all'abolizione del decreto sul green pass".
Puzzer aveva annunciato in mattinata le sue dimissioni in un post su Facebook. "È giusto che mi assuma le mie responsabilità. Una di queste è la decisione di proseguire il presidio fino al 20 ottobre. La decisione non soltanto non è stata forzata da nessuno, anzi non volevano accettarla, ma l'ho preteso".
Intanto anche questa mattina prosegue il presidio dei portuali di Trieste dopo i momenti concitati di ieri sera quando Puzzer, ne ha prima annunciato lo scioglimento per poi fare retromarcia, scusandosi coi dissidenti che lo avevano contestato sia dal vivo che sui social.
Al varco 4, cuore della protesta, sono presenti alcuni lavoratori in pettorina e un centinaio di cittadini solidali con la loro scelta di scioperare.
"Se ho sbagliato due parole - aveva spiegato Puzzer, che poco prima aveva subito una sorta di processo in cerchio da parte di chi contestava la sua decisione - vi chiedo scusa. Non volevo dire che la battaglia è finita, ma che abbiamo vinto perché abbiamo visto tante persone qui e perché saremo ricevuti a Roma. Festeggeremo solo quando l'obbiettivo di abolire il green pass sarà raggiunto".
Nel pomeriggio era arrivato l'ultimatum: “Questa situazione non si può più tollerare. Per me basta, basta. Io domani sento il prefetto e cercherò di capire", ha dichiarato al Tgr del Friuli Venezia Giulia, Zeno D'Agostino, presidente dell'Autorità Portuale di Trieste, in relazione al blocco davanti al varco 4.
Il 'processo' a Puzzer
"Stefano ha capito la nostra delusione e di avere sbagliato. Il suo mestiere non è quello di pesare le parole e poi forse era stanco". Marcello, impiegato all'Agenzia delle Entrate, è uno di quelli del gruppo radunato in cerchio che ieri hanno fatto una sorta di 'processo' nei confronti di Stefano Puzzer.
Marcello racconta all'AGI cos'è accaduto: "Quando abbiamo letto il primo comunicato in cui si annunciavo l'epilogo e si parlava di un incontro in Parlamento, abbiamo capito che Stefano era stato preso in giro perché da un incontro in Parlamento, nemmeno col Governo, non ci avrebbe ricavato nulla. Dopo qualche minuto di agitazione tra noi, Stefano si è reso conto della nostra delusione e attorno a lui si è creato un capannello di gente".
"Gli abbiamo fatto capire che aveva sbagliato - prosegue - e lui onestamente ci ha chiesto scusa poi ha preso il microfono e ha detto che avrebbe cambiato il comunicato annunciando la prosecuzione del presidio".
Marcello è arrivato a Trieste da Lecce a bordo di una grossa moto rossa con appeso un cartello anti green pass.
"Tornerò in ufficio domani? Non ci penso neanche. Sono in sciopero e, da giurista, so che non è uno sciopero illegittimo. Quando mi chiederanno conto, spiegherò che se devo esibire il green pass non lavoro. Io me lo posso permettere per un po' di tempo. So che altri non possono farlo. È una scelta individuale come qui al porto. Chi vuole lavorare, lo fa", dice.