AGI - Le mascherine ci salverano anche dalle allergie stagionali. E' quanto emerso da uno studio condotto dagli allergologi ospedalieri della Campania, per verificare se l’uso “obbligato” delle mascherine potesse risultare utile nel ridurre i sintomi respiratori (es. starnuti, naso che cola, naso chiuso) nei pazienti allergici a questi pollini (rinite allergica stagionale da pollini).
Lo studio dal titolo “Face masks during COVID-19 pandemic lockdown and self-reported seasonal allergic rhinitis symptoms” è stato condotto in 13 centri di allergologia affiliati all’Associazione Allergologi ed Immunologi Italiani Territoriali ed Ospedalieri (AAIITO) sezione Campania, con il supporto fornito dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale in Campania (ARPAC) ed è stato coordinato dai dottor Gennaro Liccardi (Università Tor Vergata, Roma e IRCCS SDN-Synlab, Napoli), Maria Beatrice Bilò (Università delle Marche, Ancona) e dalla Prof. Paola Rogliani (Università Tor Vergata, Roma).
“Sono stati esaminati, nei vari centri della regione Campania, 291 pazienti con allergia esclusiva ai pollini primaverili – spiega Liccardi - ad ognuno di questi è stato chiesto di valutare l’entità dei sintomi nasali e oculari nella primavera 2020 (con l’uso della mascherina) rispetto allo stesso periodo del 2019 (senza mascherina) nonché il numero medio di ore giornaliere durante le quali si indossavano le mascherine. Poiché la gravità dei sintomi nasali dipende anche dal numero di pollini e dal livello di inquinanti ambientali presenti nel periodo di osservazione, abbiamo ricevuto questi dati essenziali dall’ARPAC".
Nonostante nella primavera 2020, i pazienti indossassero mascherine artigianali, soprattutto di stoffa lavabile, per la nota carenza di quelle “professionali” (chirurgiche, N95, FFP2), i risultati dello studio hanno dimostrato che l’uso di tali dispositivi ha significativamente migliorato i sintomi nasali (starnuti, naso che cola, naso chiuso) della rinite allergica da pollini rispetto alla primavera precedente. Un ulteriore dato emerso è stato che tali miglioramenti risultavano tanto più evidenti quanto più prolungato era l’utilizzo delle mascherine fuori casa. Per quanto riguarda i sintomi oculari, come prevedibile, non hanno subito alcuna modifica non avendo i pazienti indossato dispositivi di protezione a carico degli occhi.
“I dati forniti dall’ARPAC - continua Liccardi - hanno certificato che i livelli di pollini e di inquinanti ambientali (es.CO, NO, NO2, O3, PM10 e PM2.5) non erano cambiati nel corso della primavera 2020 rispetto a quella 2019. In altre parole, il miglioramento dei sintomi riportato dai nostri pazienti non poteva essere attribuito ad un abbassamento dei livelli di pollini-inquinanti. Lo studio descritto è stato accettato dall’autorevole rivista internazionale “Rhinology”.
Sebbene il risultato dello studio possa sembrare “ovvio” ai non addetti ai lavori, in realtà si tratta della prima dimostrazione scientifica che “certifica”, in una popolazione di soggetti allergici, l’utilità dell’indossare la mascherina per prevenire sintomi nasali soprattutto nei mesi di intensa pollinazione.
Ovviamente questi riscontri non devono essere interpretati come “alternativi” alle misure terapeutiche previste per la rino-congiuntivite allergica sia per l’impossibilità di usare la mascherina in tutto l’arco delle 24 ore sia per la mancata prevenzione a carico degli occhi. A differenza dell’allergia ad acari della polvere, muffe ed epiteli animali in cui sono previste precise norme preventive (es. uso di aspirapolvere, depuratori dell’aria, coprimaterassi e copricuscini ecc.) per ridurre l’inalazione degli allergeni, poco o nulla è possibile fare per prevenire l’inalazione dei pollini salvo chiudersi ermeticamente in casa tutto il giorno.
“E’ nostra opinione – conclude Bilò - che l’uso delle mascherine, indipendentemente dalla pandemia, debba essere incentivato nel mondo occidentale anche per proteggere le vie aeree dall’effetto nocivo degli inquinanti ambientali e dall’azione di altri virus (non Sars Cov-2) in grado di peggiorare i sintomi respiratori così come già attuato in alcuni paesi asiatici. Un maggiore utilizzo di mascherine sarebbe verosimilmente utile anche nei confronti di altri allergeni come gli acari o gli animali domestici. L’ampia disponibilità attuale di mascherine “professionali” (chirurgiche, FFP2 ecc.), dotate di maggiori capacità protettive nei confronti delle particelle più piccole di pollini e di inquinanti rispetto a quelle usate nel nostro studio, dovrebbe garantire benefici ancora più significativi".