AGI - Vaccini, non armi: e per tutti, non per i soli paesi ricchi. Continua a prendere forma la santa Alleanza di Papa Francesco, quella tra le grandi religioni rivelate che si pongono davanti al mondo ancora stordito dal covid per indicare la strada della fratellanza e di un’economia più equa e solidale.
Atto finale della lunghissima cancelleria Merkel: anche lei, Angela, in piedi di fronte al Colosseo simbolo di forza e ricchezza caduche come sempre lo sono forza e ricchezza, a perorare la causa del rispetto dell’ambiente e del dialogo. Tra poco sarà tornata a vita privata, dipende dagli accordi postelettorali a Berlino, e oggi sembra voler lasciare un testamento spirituale.
Va dai gesuiti della Civiltà Cattolica, elogia il loro coraggio nell’affrontare la piaga della pedofilia nella Chiesa, si vede a quattr’occhi, in Vaticano, con Bergoglio. I due parlano per 45 minuti: Afghanistan, clima, soprattutto Europa. L’una e l’altro da sempre sul versante opposto rispetto ai sovranisti a nord e a sud delle Alpi, o sparsi come spesso si trovano nel cuore del Continente.
Per costruire la pace "occorre il dialogo aperto e rispettoso tra i governi e tra le religioni", scandisce a fine giornata la Kanzlerin. Ma qui siamo già al momento clou, la preghiera per la pace che riunisce di fronte al Colosseo, per l’appunto, i grandi leader religiosi convocati dalla Comunità di Sant’Egidio.
Un nuovo appello alle 'confessioni'
Il fondatore, il Professor Andrea Riccardi, sintetizza: “Voglio testimoniare che la dura lezione della pandemia ha accresciuto nelle religioni la coscienza di dover lavorare insieme, come non mai. L'ho sentito nel linguaggio e nel dialogo di questi giorni: qualcosa di profondo è cambiato". Ai tempi di Giovanni Paolo II questi momenti avevano il gusto della scoperta e quello della profezia.
Oggi la profezia rimane (la scoperta no: siamo oltre la trentesima edizione), ma si assomma ad una sorta di presa di coscienza: senza una proposta fortissima di valori e novità, il vecchio mondo sarà ancora più vecchio e più prossimo alla fine.
“È doveroso un nuovo appello per ricordare la necessità di tornare ad avvicinarsi a Dio l'Altissimo, invocando la sua misericordia nella speranza di fermare questa epidemia”, scandisce l'imam di Al-Zahar, al-Tayebb. È l’uomo che con Papa Francesco ha firmato la dichiarazione sulla fratellanza umana, ed al quale il Pontefice attribuisce in pubblico il titolo di fratello estendendolo agli altri grandi leader presenti: Bartolomeo I di Costantinopoli, con il suo italiano ricercato e la voce e la barba da patriarca; rav Pinchas Goldschmidt, il presidente della Conferenza dei rabbini europei.
Ma è l’imam che, su certi temi, appare il più agguerrito. “Con le crisi climatiche e la pandemia e il terrore che ne è conseguito per le famiglie, ci saremmo aspettati di vedere il mondo rivolgersi immediatamente al cielo, invocando la misericordia in risposta alla preghiera delle vittime, dando sollievo agli afflitti, e rivolgersi anche alle case farmaceutiche per garantire il vaccino e la cura di questo morbo pericoloso", dice,
"Tuttavia le politiche mondiali riguardo a questa pandemia non indicano una vera presa di coscienza nel comportamento della gente circa la necessità di rivolgersi a Dio l’altissimo con le preghiere e le invocazioni, onde affrontare questo pericolo perenne”
L'iniquità sui vaccini
L’effetto, non a caso, è che “la produzione del vaccino e il modus operandi della sua distribuzione non sono stati all’altezza delle responsabilità, provocando così la morte di 5 milioni di vittime in meno di due anni".
Questo il diagramma dell’iniquità: “La criticità grave nella distribuzione ha privato interi continenti dal vaccino. Le ultime statistiche indicano che la percentuale dei vaccinati in Africa è tra 2- 3%, mentre in altri continenti la metà o addirittura i tre quarti della popolazione hanno ottenuto il diritto alla vita grazie alla disponibilità del vaccino”.
E’ “quasi un gioco guardato a distanza, indifferenti e convinti che mai ci toccherà”, gli fa eco Francesco “ Il dolore degli altri non mette fretta. E nemmeno quello dei caduti, dei migranti, dei bambini intrappolati nelle guerre, privati della spensieratezza di un’infanzia di giochi. Ma con la vita dei popoli e dei bambini non si può giocare”.
Invece no, “la vita dei popoli non è un gioco, è cosa seria e riguarda tutti; non si può lasciare in balia degli interessi di pochi o in preda a passioni settarie e nazionaliste ben rappresentate dal “sempre prolifico commercio delle armi”.
Le paroli "forti" del Pontefice
Bergoglio parla stando in piedi, ha una voce tonica. “Con parole chiare incoraggiamo a questo: a deporre le armi, a ridurre le spese militari per provvedere ai bisogni umanitari, a convertire gli strumenti di morte in strumenti di vita. Non siano parole vuote, ma richieste insistenti che eleviamo per il bene dei nostri fratelli, contro la guerra e la morte, in nome di Colui che è pace e vita”, scandisce, “Meno armi e più cibo, meno ipocrisia e più trasparenza, più vaccini distribuiti equamente e meno fucili venduti sprovvedutamente”.
In questo quadro “Le religioni, coltivando un atteggiamento contemplativo e non predatorio, sono chiamate a porsi in ascolto dei gemiti della madre terra, che subisce violenza. Ribadisco quanto la pandemia ci ha mostrato, ovvero che non possiamo restare sempre sani in un mondo malato".
E ancora: "L’aria che respiriamo è piena di sostanze tossiche e povera di solidarietà. Abbiamo così riversato sul creato l’inquinamento del nostro cuore. In questo clima deteriorato, consola pensare che le medesime preoccupazioni e lo stesso impegno stiano maturando e diventando patrimonio comune di tante religioni”.
Poi, introducendo un altro elemento di riflessione, prosegue: “In nome della pace disinneschiamo, vi prego, in ogni tradizione religiosa, la tentazione fondamentalista, ogni insinuazione a fare del fratello un nemico. Mentre tanti sono presi da antagonismi, fazioni e giochi di parte, noi facciamo risuonare quel detto dell’Imam Ali: l persone sono di due tipi: o tuoi fratelli nella fede o tuoi simili nell’umanità”.
Cita l’imam, ma probabilmente ha in mente l’ayatollah: al-Sistani, lo sciita con cui si è visto a Qom nel suo viaggio in Iraq trovando elementi di convergenza non insospettati, ma insospettabilmente profondi. Non c’è, a Roma, oggi, ma non vuol dire.
La giornata della preghiera continuerà ad essere celebrata anche in futuro. Nelle parole del Papa: “sogniamo religioni sorelle e popoli fratelli. Religioni sorelle, che aiutino popoli a essere fratelli in pace, custodi riconciliati della casa comune del creato” È la dura lezione della pandemia: qualcosa nel mondo è cambiato