Un uomo entra nel supermercato con una busta piena di bottiglie di plastica e vetro vuote, si dirige verso una macchina e inserisce quei contenitori, uno dopo l’altro. Terminata l’operazione, la macchina eroga uno scontrino. L'uomo lo prende, si dirige alla cassa e riceve un corrispettivo in denaro.
Tra meno di due anni scene come queste diventeranno frequenti nei supermercati italiani. O almeno questo è l’auspicio dell’emendamento sul deposito cauzionale, inserito nel decreto Semplificazioni. Lo scopo è quello di incentivare al massimo il riciclo degli imballaggi abbattendo la dispersione dei rifiuti nell’ambiente.
Il deposito cauzionale entrerà in vigore dopo il decreto attuativo che dovrebbe essere emanato il 5 dicembre. Ma “per oleare tutti gli ingranaggi, mettere in moto la macchina organizzativa e prendere il via ci vorranno all’incirca 2 anni”, spiega all’AGI Leonardo Aldo Penna, deputato M5s, tra i firmatari della proposta di legge “Sistema di deposito cauzionale per imballaggi di bevande”, ora diventata emendamento.
“Il punto è dare valore a quello che ora non ha valore”, commenta Penna, spiegando nel dettaglio come funzionerà: “Nel momento dell’acquisto del prodotto il cliente pagherà un sovrapprezzo che poi riprenderà col conferimento nelle apposite macchine per il riciclo”. La tariffa è ancora da stabilire ma Penna assicura che oscillerà tra i 10 e i 15 centesimi. “Questo perché non deve essere né troppo bassa perché altrimenti non è motivante, né troppo alta perché altrimenti genera un rischio di speculazione nella vendita di imballaggi”, afferma Penna.
E a chi afferma che dietro l’iniziativa si nasconda una “microtassa”, il deputato risponde che “bisogna paragonare questo sovrapprezzo alla moneta che inseriamo nel carrello per poterlo prelevare. È temporaneo, riprendiamo i nostri soldi non appena restituiamo il carrello”.
“Una tassa micro o macro – continua - non viene restituita. La cauzione nel sistema di deposito potrebbe configurarsi quasi come un noleggio dell’imballaggio quando il contenitore smette di essere utilizzato verrà restituito e la cauzione rientrerà in possesso di chi l’ha versata”.
Il deposito trasforma un imballaggio in un oggetto che ha un valore per il proprietario dell’imballaggio ma anche per un cittadino che trova quel rifiuto per strada e decide di conferirlo nei punti di recupero”.
Quali saranno? “Principalmente supermercati che guadagneranno grazie a una commissione di gestione, che si aggirerà intorno ai 3 centesimi a bottiglia, verrà loro riconosciuta per il servizio che offriranno. Le macchine saranno a carico dei distributori ma sono previsti già incentivi”.
Il sistema del deposito cauzionale non ha nulla a che fare con il vuoto a rendere (Var) sparito in Italia dagli anni ’90. Eppure nelle scorse settimane in molti hanno fatto confusione. “Il vuoto a rendere, per intenderci, è la bottiglia (solo di vetro) che viene restituita per essere riempita di nuovo”.
Questa pratica, in uso anche in Italia fino agli anni '80, è gradualmente scomparsa, parallelamente all’aumento dell’uso della plastica e della modalità di consumo basata sul concetto di 'usa e getta'. “Negli anni ’90 la plastica era diventata il materiale più utilizzato in molti sistemi produttivi, persino negli indumenti, e la pratica dell''usa e getta' era diventata il simbolo del benessere.
Perciò in Italia già nei primi anni 2000, il sistema del vuoto a rendere era praticamente scomparso, lasciando spazio al fenomeno contrario del vuoto a perdere che non prevede la restituzione dei vuoti”, ricorda Penna. Soltanto nel settore HoReCa (Hotel, Restaurant, Cafè) è possibile trovare tuttora sistemi Var.
“Mentre in Italia questa consuetudine stava scomparendo – continua il deputato - alcuni paesi d’Europa come la Svezia (prima in assoluto nel 1984), l’Islanda (1989), la Germania (1993), la Finlandia (1996) e la Norvegia (1999), anziché favorire l’espansione di sistemi “usa e getta”, incentivarono e normalizzarono il sistema di deposito cauzionale per ridurre i rifiuti, favorendo il riuso e migliorando il corretto riciclaggio dei materiali. Successivamente anche la Danimarca (2002), l’Estonia (2005), l’Olanda (2005), la Croazia (2007) e la Lituania (2016) adottarono il sistema di deposito nei loro stati. Nel 2014 in Italia è stata avanzata una proposta di legge per la reintroduzione di questo sistema e a fine 2015 veniva espresso il voto favorevole del Parlamento. Ciononostante, solamente il 25/09/2017, questa legge è stata resa effettiva.
Il deposito cauzionale previsto dall’emendamento è simile a quello in vigore nelle stazioni di alcune città per la raccolta di bottiglie di plastica. “Tuttavia nel caso del deposito cauzionale il sistema è circolare: io ho prodotto l’imballo e io lo riprendo”.
“Il sistema - assicura Penna - si auto sorreggerà soprattutto grazie alle cauzioni non riscosse, le quali resteranno in pancia del produttore e verranno utilizzare per pagare la pubblicità, la logistica, la commissione di gestione per i distributori”. In secondo luogo, aggiunge Penna, “il sistema potrà contare anche sulla vendita di materie prime seconde che sono pulite, pure per il riciclo”.
Attualmente vi sono più di 40 sistemi deposito cauzionale attivi al mondo in diversi stati europei, Usa, Canada, Australia e Oceania. Nel 2020 all’incirca 291 milioni di cittadini avevano accesso a un sistema di deposito cauzionale ed è previsto che entro la fine del 2023 altri 200 milioni dovrebbero aggiungersi.
In Europa vi sono attualmente 10 sistemi attivi - Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Islanda, Lituania, Norvegia, Svezia e Scozia - e nei prossimi 5 anni altri 9 sistemi si aggiungeranno, come diretta conseguenza degli ambiziosi obiettivi di raccolta del Pet previsti dalla direttiva sulle plastiche monouso (Sup).