AGI - L'avvocato Fabio Repici non ha diffamato Bruno Contrada, ex numero tre del Sisde, che lo aveva querelato per diffamazione dopo un suo intervento in via D'Amelio, il 19 luglio 2019. Lo ha deciso il gip di Palermo Cristina Lo Bue che, rigettando la richiesta formulata il 9 ottobre 2019 dai legali di Contrada, ha disposto l’archiviazione del procedimento per infondatezza della notizia di reato.
"Analizzando il contenuto delle dichiarazioni dell’avvocato Repici - scrive il gip nel provvedimento emesso il 13 settembre - e le circostanze di tempo e di luogo in cui esse sono state pronunciate, deve ritenersi che tali espressioni sono scriminate dal diritto di critica". Secondo il giudice il diritto di critica "si differenzia dal diritto di cronaca in quanto il primo si concretizza non nella narrazione dei fatti ma "nell'espressione di un giudizio o di un opinione che dunque non può essere rigorosamente obiettiva, essendo fondata su una interpretazione (soggettiva) di fatti e comportamenti".
Contrada aveva presentato denuncia alla procura di Palermo sentendosi diffamato dalle affermazioni di Repici pronunciate il 19 luglio 2019 in via D'Amelio, in occasione delle celebrazioni del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta. Nell'occasione partecipavano anche il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, l'ingegnere Salvatore Borsellino, fratello del giudice e lo stesso Repici che lo rappresentava come parte civile al processo Borsellino quater.
Repici nel corso del suo intervento ha detto, così come riportato nel provvedimento del gip: "In questo momento, non 20 anni fa, a gestire collaboratori e testimoni di giustizia sotto l'egida del sottosegretario Luigi Gaetti, che è l'uomo del governo che ha avuto la delega per la lotta alla mafia, è un fedelissimo collaboratore del dottore Bruno Conterda del 1992, il dott. Giuseppe Di Salvo... mi chiedo e chiedo a voi... si può tollerare oggi qui in via D'Amelio mentre ricordiamo Paolo Borsellino, che l'ombra di Contrada ancora oggi sia al Viminale a gestire la vita, e e se del caso, della morte di testimoni e collaboratori di giustizia".
L'avvocato di Salvatore Borsellino aveva anche ricordato l’episodio di Gaspare Mutolo interrogato da Paolo Borsellino: "Per dirla tutta… Mutolo gli fa sicuramente due nomi, uno è Bruno Contrada, cioè l’uomo che il 20 luglio (1992, ndr) viene chiamato dal procuratore Tinebra a partecipare al depistaggio, Bruno Contrada era l’oggetto delle attenzioni investigative di Paolo Borsellino e l’oggetto delle sue attenzioni investigative viene chiamato a investigare sulla sua uccisione illegalmente… con una storia che è rimasta un altro buco nero…”.
Nella denuncia querela, sporta da Contrada ad ottobre 2019, Contrada evidenziava che il dottor De Salvo non era un suo fedelissimo collaboratore, che lo aveva conosciuto e che lo aveva incontrato due o tre volte e di avere appreso (dall’intervento dell’avvocato Repici) che lo stesso Di Salvo facesse parte del Servizio di protezione. Contrada ha anche lamentato l’omesso riferimento (da parte di Repici) alla sentenza della Cassazione del 2017 che statuiva che la condanna nei suoi confronti “era ineseguibile e improduttiva di effetti giuridici”.
Secondo il giudice, in particolare su quest’ultimo punto, “l’avvocato Repici effettivamente non ha fornito una informazione completa, omettendo il riferimento alla pronuncia della Cassazione… tuttavia non per questo può dirsi configurabile il delitto di diffamazione, trattandosi – scrive il gip – di dichiarazioni rese nel pieno rispetto dei limiti propri del diritto di critica e dunque nel pieno esercizio della libertà di espressione".