AGI - Un vero e proprio check-up dello stato di salute del giornalismo italiano dopo due anni di pandemia Covid, al Festival della TV e dei nuovi media a Dogliani (Cuneo). Sul palco i direttori de Il Foglio Claudio Cerasa, di Domani Stefano Feltri, di Agi Mario Sechi, di Repubblica Maurizio Molinari e il vice direttore vicario de La Stampa Andrea Malaguti. Quasi un biennio in cui non sono mancati punti critici, come "l'uso di dati e l'abuso di esperti", ma che hanno visto il giornalismo italiano uscire più forte.
"Esperimento interessante"
"La pandemia - ha detto Mario Sechi- è stato certamente un esperimento interessante. Per quanto riguarda Agi abbiamo raddoppiato la produzione, siamo passati ad oltre 1000 lanci al giorno. Abbiamo sperimentato un modello, lo abbiamo rafforzato e raffinato. Sul lato del giornalismo ci ha insegnato ad essere più precisi ancora, a distillare ancora meglio le fonti pur nello stesso tempo aumentando la produzione".
"Credibilità, qualità, identità"
Parole d'ordine del giornalismo italiano è stato ribadito a Dogliani restano "credibilità, qualità e identità". "Compito di un giornale è rafforzare la qualità dei contenuti", ha sottolineato il direttore de La Repubblica, Maurizio Molinari. "Non è importante il numero delle pagine di un giornale ma cosa c'è scritto e questo ci distingue dai social network".
Per Claudio Cerasa "identità è un elemento chiave. Ossia la capacità di veicolare le opinioni di qualità per rafforzare l'identità del giornale".
Prova superata
Il giornalismo italiano sembra dunque aver superato la prova del Covid e delle trasformazioni che ha comportato: dalla crescente presenza dell'online, come dimostrano i numeri registrati dai siti dei quotidiani, fino a una diversa organizzazione del lavoro, su tutti lo smart working con cui si è riusciti a realizzare i giornali anche senza la presenza dei giornalisti in sede. E il futuro? "La crisi ha riguardato tutti - ha detto Malaguti - ma c'è una straordinaria voglia di ricominciare".
"Grandi opportunità"
Di "grandi opportunità" ha parlato Maurizio Molinari, che però ha sottolineato come anche in questo momento "la libera informazione sia sotto attacco" come dimostrano alcuni episodi dei no vax.
Per Claudio Cerasa "è un'informazione più smart, più adulta, più vaccinata ma con la consapevolezza che la stagione del terzismo, della neutralità su alcune questioni importanti non c'è più".
"È un momento fantastico per fare i giornalisti - ha detto Mario Sechi - tra i più ricchi di avvenimenti storici. Il giornalismo è più vivo che mai. Sono molto ottimista".
"Si è chiusa una fase in cui l'informazione era uno strumento di lotta politica - ha concluso Stefano Feltri - e la pandemia ci ha ricordato che il nostro lavoro può fare a volte la differenza tra la vita e la morte delle persone. Questo è un grande motivatore ma ci dà anche un grande senso di responsabilità".