AGI - La dichiarazione d’amore più struggente che una donna possa sognare, “un atto di misoginia basato sul solito cliché che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna” o addirittura un plagio dello scrittore argentino Jorge Louis Borges.
Quando in Sala Grande al Festival di Venezia Roberto Benigni abbracciando il suo Leone d’Oro ha steso strati di dolcezza sulla platea di divi da tappeto rosso innalzando al Paradiso la sua Nicoletta Braschi, la reazione è stata compatta. Sospiri e applausi, mano sul cuore e rapimento di sensi. Tutti tranne lei - ma è solo l’apparenza, quali tumulti si agitassero davvero lo sa appunto solo lei - l’”attrice prediletta”, “la donna che mi imparadisisce la mente”: immobile, composta, serissima. Molto diversa da Giulietta Masina che dopo un semplice “Grazie” di Federico Fellini premiato con l’Oscar eruppe in un pianto che fece esclamare al maestro il celebre: “Please, stop crying Giulietta”.
I versi di Borges e la difesa dello psicoanalista Recalcati
Poi, infilato nella vorace ‘lavatrice’ dei social dove tutto cambia colore, l’effetto unanimità è svanito nel giro di poche ore.
Ed è saltata fuori l’accusa di avere rubato il passaggio clou della serenata dal repertorio dal maestro del realismo magico, la corrente che intreccia elementi fantastici con quelli reali. Un po’ come fa l’attore di Firenze che spesso ha preso in prestito suggestioni borgesiane, come nel film ‘La tigre e la neve’ o nello spettacolo teatrale ‘Tutto Dante’.
Stavolta però e questo lo destinerebbe di filata all’Inferno non lo ha citato. “Abbiamo fatto tutto insieme per 40 anni, io conosco solo un modo per misurare il tempo, con o senza di te” assomiglia molto a un verso della poesia intitolata ‘E’ l’amore’ che fa: “Stare con te o non stare/con te è la misura del mio tempo”. “Non è obbligatorio citare le fonti delle frasi non sue, però è giusto che si sappia che Benigni ha fatto commuovere l’Italia con frasi che non sono sue, ma di Borges e in genere è meglio citare la fonte”, l'attacco di Vittorio Sgarbi.
La difesa è arrivata dallo psicoanalista Massimo Recalcati da Facebook: “Poiché Benigni non sta facendo una lezione all’università ma una dichiarazione d’amore queste sue parole sono un dono alla donna che ama. E’ cosi difficile capirlo? In che mondo cinico viviamo?”.
La critica 'femminista'
La frase è diventata poi un tormentone sui social declinato con sarcasmo dove il modo di misurare il tempo diventa 'prima e dopo l’aperitivo', 'prima e dopo Maradona', 'prima e dopo la pizza' e via dileggiando.
Le donne sono state le più incantate da Benigni ma anche le commentatrici più stizzite, anche perché gli uomini sono stati parchi di reazioni se non qualche alzata di spalle di fronte al rimprovero: "Tu a me non hai detto nulla di lontanamente paragonabile!".
Dal pianeta Facebook: “Mi ricorda il film The Wife con Glenn Close: il marito scrittore sbandiera ovunque e alla serata del Nobel il suo amore e la sua riconoscenza ma la realtà è bene diversa”; “Lei è il genio della famiglia e il Nobel se lo prende lui. La storia che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna ha stufato”; “Chissà cosa aveva da farsi perdonare”.
C’è chi ha replicato con altri versi celebri, quelli della poetessa polacca Wislawa Szymborska: “Chi non conosce l’amore felice/dica pure che in nessun luogo/esiste l’amore felice./ Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire”. Chissà, con due attori, uno protagonista e l'altra meno, difficile capire.
Del resto un altro gigante dei versi, Wystan Hugh Auden, implorava: "La verità, vi prego, sull'amore".