AGI - Dopo l'esposto in procura di Virginia Raggi contro la Regione Lazio sul problema dei cinghiali a Roma, arriva un'analoga iniziativa sulla moria di pesci registrata nel fiume Tevere proprio contro la sindaca capitolina "per la possibile fattispecie di concorso in disastro ambientale".Questa volta ad annunciarlo sono Enrico Cola ed Elisabetta Bianchi, candidati alle prossime elezioni amministrative per Fratelli d’Italia al II Municipio di Roma.
"In base alle prime risultanze delle indagini delle autoritaà competenti apparse oggi sulla stampa, la causa della strage di pesci nel Tevere - spiegano in una nota Cola e Bianchi (FdI) - sarebbe da individuare nell'incuria delle strade e del verde pubblico e nella sporcizia che attanaglia la città. Elementi inquinanti, sostanze nocive e sporcizia di ogni tipo che ogni giorno si accumulano sull'asfalto e nei tombini nella capitale, sarebbero finiti nel fiume a seguito del nubifragio dello scorso 24 agosto, provocando la moria di pesci".
Per Cola e Bianchi, "lo stato di totale incuria in cui versa la città potrebbe essere quindi la causa principale, o comunque una concausa, del grave fenomeno registrato nel Tevere. Per tale motivo abbiamo deciso di presentare un esposto alla procura di Roma, affinché accerti eventuali responsabilita' dell'amministrazione capitolina e della sindaca Raggi alla luce della possibile fattispecie di concorso in disastro ambientale, ai sensi dell'art. 452 quater del codice penale secondo cui "chiunque abusivamente cagiona un disastro ambientale", ovvero "l'alterazione dell'equilibrio di un ecosistema" è punito con la reclusione da cinque a quindici anni. Oltre al danno ambientale, "si profila quello al turismo, con la situazione odierna del Tevere che arreca un danno di immagine enorme alla Capitale allontanando i turisti dalla città, con conseguenze dirette su migliaia di imprese ed esercizi romani", concludono i due candidati alle prossime elezioni amministrative.
Regione Lazio: responsabilità animali è in capo ai comuni
Dopo l'esposto della sindaca Raggi sui cinghiali, non si fa attendere la risposta della Regione Lazio che in una nota puntualizza: "in attesa di ricevere il contenuto dell’esposto presentato dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, sulla emergenza dei cinghiali nella Capitale si ricorda ancora una volta che la responsabilità degli animali che si trovano fuori dai parchi è in capo ai comuni. Spetta dunque agli amministratori locali intervenire per contenere la presenza degli animali sulle strade e sul territorio cittadino al fine di salvaguardare la sicurezza della comunità".
"Si chiarisce inoltre, prosegue il comunicato della Regione Lazio, che come stabilito nel Collegato approvato dal Consiglio Regionale nei primi giorni di agosto i piani di abbattimento sono attuati dalle guardie dipendenti delle provincie e della città metropolitana di Roma Capitale. E che gli animali catturati e/o abbattuti nel corso delle operazioni di controllo restano a disposizione e a carico di chi ha effettuato l’intervento. Infine, negli ultimi anni, conclude la nota, la continua presenza di rifiuti nell’area urbana di Roma è certamente un fattore che ha favorito la presenza della specie, offrendo agli individui le risorse trofiche necessarie per riprodursi con maggiore efficacia".
Campidoglio: Regione inadempiente su piani gestione
Non tarda nemmeno la risposta del Campifdoglio che sempre in una nota rileva che "la Regione Lazio risulta inadempiente nella predisposizione di piani di gestione relativamente alla fauna selvatica. Secondo l’articolo 19 della legge nazionale 157/92, infatti, sono le Regioni a dover provvedere al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia. La presenza massiccia e incontrollata dei cinghiali a Roma - accusa il Campidoglio - è quindi diretta conseguenza della mancata previsione e attuazione, da parte della Regione Lazio, di efficaci piani di gestione. La Regione Lazio risulta inadempiente al Protocollo d’Intesa sottoscritto con la Città Metropolitana di Roma e con Roma Capitale, che prevede che sia appunto la stessa Regione a dover predisporre piani di gestione nelle aree ricadenti nel territorio di Roma Capitale e a dover individuare strutture regionali in grado di ricevere gli animali vivi, catturati nell’ambito delle attività di controllo numerico".