AGI - “Sono gli stessi talebani di sempre, con le stesse regole e la stessa natura. Ma il rischio è che la situazione addirittura peggiori che nel passato. Noi donne dobbiamo tenere duro e continuare la nostra resistenza”.
Zahira, nome di fantasia per motivi di sicurezza, ha 28 anni, è afghana ed è un’attivista di Rawa, il movimento femminista attivo da oltre 40 anni nel Paese asiatico. In questo momento è in prima fila nel tentativo di contrastare l’avanzata dei talebani. Contattata dall’AGI via mail attraverso il Cisda (coordinamento italiano a sostegno delle afghane) si fa portavoce del dolore, delle speranze e dei sogni ancora intatti delle donne.
Le nuove regole imposte dai talebani nelle province
Spiega che i talebani “al momento qui a Kabul non hanno annunciato nuove regole, ma sappiamo che saranno orribili e disumane e che nelle province sono già in vigore”. Le elenca: “Non è permesso uscire senza Mahram (un maschio della famiglia, ndr); le scuole e le università dei ragazzi e delle ragazze devono essere separate; le docenti donne che insegnavano nelle scuole maschili non possono più farlo e lo stesso vale per i docenti maschi nelle scuole femminili; le donne e le ragazze devono indossare l’hijan e il burqa; se le ragazze vanno all’università possono studiare solo poche materie, come la medicina e la letteratura; in provincia hanno poi annunciato che le lavoratrici non possono recarsi nei loro precedenti posti di lavoro, sia nei settori privati che nelle banche che nei servizi governativi; probabilmente non gli sarà nemmeno permesso di viaggiare da sole”.
Dall’entrata nella capitale dei talebani, “nel giro di 24 ore è stato subito chiaro che le donne di nuovo si sarebbero ritrovate a dover dire addio ai loro sogni e che non sarebbero più uscite di casa. Sotto la pressione della comunità internazionale cercano di mostrare un volto diverso e migliore, fingendo di essere progrediti, ma sappiamo che è una finzione, che torneremo all’epoca in cui anche alzare la voce o ridere era proibito alle donne”.
Anche negli anni della missione i talebani controllavano parte del Paese
Zahira sottolinea che nemmeno nei 20 anni delle missioni di pace le donne sono state davvero libere: “Nel corso della storia, le donne afghane hanno sempre pagato il prezzo più alto, a volte addirittura col delitto d’onore motivato dalla repulsione per loro del padre o di un fratello. Dopo la guerra, tante di loro erano senza cibo e buttate per strada, spesso vittime di violenze sessuali. Esiste un posto peggiore dove nascere di un Paese dove non ti è permesso di andare a scuola perché sei una ragazza, dove una bambina è data in sposa a un uomo di 50 anni o ti sparano se protesti? Ma anche in questi 20 anni di pace i talebani hanno continuato ad agire indisturbati in ogni parte dell’Afghanistan, soprattutto nelle province e nei villaggi. C’erano luoghi totalmente sotto il loro controllo in cui le donne erano indifese e anche nella stessa Kabul la situazione non era sempre facile. Per conoscere la reale situazione delle donne non dovremmo limitarci a guardare quelle che stanno in Parlamento o che lavorano con le organizzazioni umanitarie, protette dagli Stati Uniti. Oggi né loro né le loro famiglie sono qui ”. Ricorda “Farkhunda uccisa e bruciata a pochi passi dal Palazzo del governo e la piccola Mahsa rapita e uccisa”.
Continuiamo a batterci per un futuro luminoso
La giovane esponente di Rawa, l’Associazione Rivoluzionaria che ha sede in Pakistan perché in Afghanistan sarebbe difficile operare in libertà, spiega che anche nelle scene di fuga all’aeroporto “si può notare che c’erano quasi solo uomini nonostante loro sapessero che i rischi maggiori a restare li avrebbero corsi le donne”. Eppure Zahira è nutrita dalla speranza: “Le nostre donne non sono le stesse di 20 anni fa, hanno imparato molto e troveranno nuovi strumenti per fronteggiare questa situazione. Dobbiamo lavorare nell’ombra, stare le une vicine alle altre. Crediamo che le donne possano conquistare l’uguaglianza solo quando saranno pienamente consapevoli dei loro diritti. L’unico modo per avere un futuro luminose è batterci con forza, proseguire nella resistenza contro talebani, jihadisti e religiosi fondamentalisti. Questo e solo questo è il cammino verso l’uguaglianza”.