AGI - Il nostro pianeta è nella morsa del fuoco: dall’Italia alla Grecia, dalla Tunisia all’Algeria, dalla Turchia alla Siberia, dove il fumo gli incendi è arrivato fino al Polo Nord. Stiamo assistendo a grandi disastri in molte aree, in particolare quelle del Mediterraneo, dove i recenti incendi boschivi stanno colpendo centinaia di persone e centri abitati, ma anche attività economiche, ecosistemi vitali e un numero incalcolabile di animali. E intanto i dati rilasciati dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) ci dicono che il mese di luglio è stato il più caldo mai registrato sulla Terra. “Le conseguenze sono devastanti per la biodiversità mediterranea e, naturalmente, per le persone, le loro proprietà e l'economia in generale. Tuttavia - afferma Isabella Pratesi, direttore del programma di Conservazione del WWF Italia - gli effetti degli incendi boschivi non si fermano quando questi vengono spenti, poiché le foreste distrutte non possono più fornire i tantissimi servizi che offrono alla comunità: riduzione del rischio idrogeologico, difesa del suolo dall’erosione, assorbimento di carbonio, regolazione del ciclo dell’acqua, protezione della biodiversità, riduzione degli effetti degli eventi estremi come le ondate di calore, oltre ad importanti benefici per il turismo e le attività ricreative in genere".
Purtroppo gli incendi che oggi sferzano il Mediterraneo non sono il problema ma - aggiunge Pratesi - "la conseguenza di un problema enormemente serio e preoccupante: la crisi climatica. Emergenza che mette a rischio il nostro benessere e il nostro futuro sul pianeta e che dovrebbe vederci immediatamente operativi per ridurre le nostre emissioni di gas serra e rafforzare la resilienza degli ecosistemi”. In Italia le fiamme stanno devastando ampie porzioni di importanti habitat nel Centro e Sud Italia. Dopo i terribili roghi in Sardegna – che hanno cancellato un tassello importante della natura dell’isola - ora bruciano senza tregua anche Calabria, Campania e Sicilia, dove si registrano purtroppo delle vittime. Gli incendi che da giorni hanno colpito l’area del Parco Nazionale dell’Aspromonte e che hanno già causato ingenti danni e perdita di vite umane hanno rischiato di distruggere il bosco monumentale e le foreste vetuste di Acatti, Afreni e Valle Infernale, sito UNESCO, e verso la zona di riserva integrale. Il Wwf Italia evidenzia che questo sito riunisce 18 foreste secolari in 12 Paesi europei.
Si tratta di una rete di foreste antiche estremamente importante non solo perché uniche, ma anche perché sono sopravvissute a secoli di trasformazione del territorio in Europa e nel Mediterraneo. "Grazie all'impegno di chi ha domato il fuoco, fortunatamente non si registrano danni significativi alla Faggeta Vetusta, ma con l’intensità e la frequenza degli incendi dei prossimi anni - viene sottolineato - questo enorme patrimonio resta terribilimente a rischio".
In Sicilia ancora roghi nel Palermitano, fiamme sulle Madonie nel Parco regionale che protegge uno degli ultimi polmoni verdi dell’isola intensamente deforestata, roghi divampati a Polizzi Generosa, Castellana Sicula e Geraci. Il Wwf Sicilia Centrale lancia l’allarme e chiede intervento urgente delle forze armate per la duratura emergenza incendi nella provincia di Enna, mentre si chiede di inasprire il reato di incendio elevandolo a crimine di natura e tentato omicidio, per spezzare l’area di interessi illeciti che alimentano i roghi.
E poi ci sono gli impatti degli incendi sulla fauna. In Italia, tra gli animali particolarmente minacciati nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, in Calabria, ci sono tutte le specie incapaci di sfuggire alla furia delle fiamme, come il raro driomio (Dryomys nitedula aspromontis), un piccolo roditore endemico della Calabria, simile a un ghiro, già vittima di un assurdo bracconaggio (è considerato una pietanza tradizionale). In Sardegna, una delle regioni più selvagge e ricche di biodiversità del Mediterraneo, le fiamme stanno minacciando il futuro di diverse specie endemiche che vivono solo sull’isola. Tra queste, il cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus), salvato dall'estinzione dal Wwf negli anni '80 (un cucciolo nei giorni scorsi è stato trovato gravemente ustionato), la pernice sarda (Alectoris barbara), la lepre sarda (Lepus capensis mediterraneus). Non dimentichiamo anche che gli incendi hanno avuto un tributo enorme sui rettili tra cui, in Sardegna, un'importante testuggine (Testudo marginata).
Qualsiasi distruzione di habitat forestali nel Centro e Sud Italia (come quelli che si stanno perdendo a causa degli incendi in Abruzzo, Sardegna, Campania, Puglia e Sicilia) ha un enorme impatto sulla fauna selvatica e su importanti ecosistemi che sono già ridotti dalla frammentazione, dalla trasformazione del territorio, dalla caccia e dal bracconaggio e dal taglio illegale.
Capitolo estero. In Grecia più di 550 roghi sono scoppiati nella prima settimana di agosto e alcuni hanno bruciato per giorni. Gli incendi hanno bruciato quasi 100.000 ettari, un'area 3 volte di più della dimensione media di quella bruciata nelle ultime 20 estati. Le temperature estremamente elevate, le frequenti ondate di calore e i periodi di siccità, così come i forti venti sono responsabili della grande riduzione dell'umidità in natura, rendendo vulnerabili le foreste e le colture, che vengono bruciate più volte, in modo più intenso, nel corso degli anni. Allo stesso tempo, si scopre che la durata e la fine del periodo degli incendi devono essere rivisti, mentre le regioni a maggior rischio d'incendio, a causa della crisi climatica, sono in costante aumento. Si sta assistendo a grandi disastri in molte parti del paese, con i recenti incendi boschivi che hanno colpito ecosistemi vitali e innumerevoli animali selvatici e domestici. L'incendio nell'isola di Evia rappresenta quasi il 50% della superficie totale bruciata, mentre un altro 20% è il risultato di altri due incendi, uno nel nord-est dell'Attica e uno nel Peloponneso. L'Attica settentrionale è l'unica area della Grecia meridionale vive dove il cervo rosso (Cervus elaphus), specie in pericolo critico. È anche la casa di due popolazioni di lupo grigio (Canis lupus), altra specie in pericolo e protetta.
In Turchia l'area totale bruciata con gli incendi di quest'anno è pari alla quantità totale di terra bruciata negli ultimi 20 anni nel Paese e interessa una superficie che equivale a 3.988 campi da calcio. Anche se la valutazione sui reali impatti che gli incendi hanno avuto sulla fauna selvatica non è ancora stata realizzata, per il Wwf Turchia la foresta e gli habitat di montagna delle province di Mugla e Antalya (colpiti maggiormente dagli incendi), dove risiedono le specie iconiche di Caracal (Caracal caracal) e Capra selvatica (Capra aegagrus), hanno subìto danni estesi. Questi territori ospitano anche il gufo reale eurasiatico (Bubo bubo) e l'endemico driomio (Dryomys laniger). Le popolazioni locali di 121 specie minacciate che dipendono dagli habitat forestali ad Antalya e 87 specie minacciate a Muğla potrebbero essere state colpite (inclusi 5 gufi, 5 picchi, 21 rettili e specie di anfibi).
In Russia, la Repubblica di Sakha (Yakutia), la più grande regione del Paese, sta affrontando incendi devastanti, che minacciano molti dei grandi animali che vivono nelle aree protette di questa regione. Essi includono specie comuni in Yakutia come alci, renne selvatiche, caprioli, orsi bruni, lupi, ghiottoni, linci e scoiattoli volanti; e specie rare come cervi muschiati, pecore delle nevi, marmotte dalla testa nera, gru bianche (gru siberiane), gru nere, aquile dalla coda bianca e aquile reali.
Il Wwf non manca di rilevare che gli allarmi lanciati alcuni anni fa dagli scienziati "oggi sono una realtà tristemente tangibile: nel Mediterraneo, hot spot del cambiamento climatico, flagellato da siccità, cambiamenti nel ciclo delle piogge, ondate di calore, aumento delle giornate di caldo estremo, la stagione degli incendi si è drammaticamente allungata e l’intensità e la dimensione dei roghi ha raggiunto preoccupanti record". Giocano a favore degli incendi anche altri fattori come "lo scarso monitoraggio del territorio, il degrado degli ecosistemi, l’abbandono di habitat agro-pastorali, e non ultime, la scarsa consapevolezza delle comunità sul rischio incendi e l’azione criminale di chi intende trasformare il territorio a proprio uso e consumo". Solo in Italia ci si aspetta nei prossimi decenni un aumento del rischio incendi superiore al 20% e un aumento della stagione degli incendi quantificabile dai 20 ai 40 giorni. Questi fenomeni potranno causare in Italia un aumento delle superfici percorse dalle fiamme compreso tra il 21% e il 41 % a seconda dello scenario considerato. L’aumento dell’area bruciata comporterà inoltre un aumento delle emissioni (CO2 e particolato) dovute alla combustione influenzando negativamente la qualità dell’aria e la salute umana a scala locale.
Per affrontare l’intensificarsi degli incendi nel Mediterraneo "servono un'analisi completa delle cause degli incendi a livello locale e una pianificazione antincendio ben coordinata con la partecipazione di tutti gli attori locali e nazionali, oltre alla persecuzione severissima degli atti criminali che sono spesso all’origine dei roghi. Bisogna cambiare radicalmente approccio, dalla gestione solo emergenziale bisogna passare alla manutenzione del territorio e alla prevenzione. Solo così - concldue il Wwf - si potranno evitare incendi devastanti e di grande portata come quelli che stiamo vedendo in questi giorni. È cruciale aumentare la consapevolezza dei cittadini e sviluppare piani di prevenzione locali realistici ed efficaci, tra cui la gestione delle foreste, l’aumento della resilienza degli ecosistemi, così come la corretta gestione delle infrastrutture e delle reti di trasporto". Altrettanto importante "avere una pianificazione adeguata alla gestione delle aree miste (aree urbane e forestali), mentre allo stesso tempo, il meccanismo di protezione delle vite umane va drasticamente migliorato". Se il Mediterraneo va a fuoco "siamo tutti vittime e colpevoli. Solo uno sforzo civile globale potrà permetterci di ridurre il rischio incendi e abbattere i danni provocati da questi eventi devastanti, salvando un patrimonio di natura inestimabili e dando più possibilità alle comunità umane di affrontare la crisi climatica e adattarsi ai cambiamenti oggi inevitabili".