AGI - L’iscrizione nel registro degli indagati per rivelazione di segreto d'ufficio dell’ex consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, è l’ultimo sviluppo dell’inchiesta della Procura di Brescia sulla diffusione di alcuni verbali secretati, resi al pm di Milano Paolo Storari (anche lui indagato) dal plurindagato avvocato Piero Amara. I verbali riguardano la presunta esistenza della “Loggia Ungheria”, un'associazione segreta in grado di condizionare nomine in magistratura e in incarichi pubblici.
I verbali, in formato Word e non firmati, con le controverse dichiarazioni di Amara rilasciate tra il dicembre 2019 e il gennaio 2020 nell’ambito dell’indagine sul cosiddetto “Falso complotto Eni” sono portati a mano nell’aprile 2020 a Milano a Davigo dallo stesso Storari.
Dietro l’irrituale metodo di consegna ci sarebbe stata la scelta del pm milanese di 'autotutelarsi' dato che, a suo dire, i vertici dell’ufficio della Procura avrebbero ritardato per mesi le iscrizioni nel registro degli indagati, necessarie per vagliare tempestivamente quanto riferito da Amara.
Di quanto spiegatogli da Storari, Davigo ne avrebbe parlato poi a Roma, in tempi e modi diversi, almeno con il vicepresidente del Csm David Ermini e con altri due membri del Consiglio superiore della magistratura, il procuratore generale e il presidente della Cassazione, Giovanni Salvi e Pietro Curzio.
"Nella tarda primavera dell’anno passato, il consigliere Piercamillo Davigo mi disse che vi erano contrasti nella procura di Milano circa un fascicolo molto delicato che riguardava anche altre procure e che, a dire di un sostituto, rimaneva fermo; nessun riferimento fu fatto a copie di atti”, ha dichiarato in una nota a fine aprile il pg Salvi che poi due mesi dopo, in qualità di titolare dell'azione disciplinare, l'ha avviata nei confronti di Storari proprio per la consegna dei verbali a Davigo.
Gli stessi atti, con modalità ancora da accertare al centro di un’indagine della Procura della Capitale, tra fine 2020 e inizio 2021 sono stati ricevuti in forma anonima a due giornalisti di altrettanti quotidiani nazionali e dal consigliere Csm Di Matteo. A spedirli, per i pm di Roma, sarebbe stata la segretaria Csm di Davigo, Marcella Contraffatto, indagata per l’ipotesi di calunnia.