AGI - All'esterno la riflessione, dentro l’auditorium la commozione. La stele che ricorda Antonio Megalizzi definito colui “che ha inseguito il sogno di un’Europa giusta, libera e unita nella diversità attraverso la sua passione per la verità nella formazione e nell’informazione”, la cerimonia di conferimento della laurea magistrale a titolo d’onore, e le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del presidente del Parlamento Europeo David Sassoli.
Momenti toccanti carichi di emozione e commozione per un grande europeista che amava raccontare le istituzioni, renderle vicine ai cittadini e parlare a tutti di Europa. Antonio Megalizzi venne ucciso nell’attentato terroristico dell’11 dicembre del 2018 a Strasburgo nel cuore dell’Unione Europea. Nella sua Trento dove Antonio aveva iniziato a raccontare l’Europa, presso l’Auditorium di Palazzo Prodi, l’Università ha consegnato ai familiari di Antonio – papà Domenico, mamma Anna Maria, la sorella Federica e la fidanzata Luana Moresco – la laurea magistrale a titolo d’onore in ‘European and International Studies’.
Il Capo dello Stato, presente anche ai funerali di Antonio quel freddo pomeriggio del 20 dicembre di tre anni fa, nel suo intervento ha detto, “Antonio è morto a Strasburgo, luogo simbolo della pace europea, luogo conteso per secoli, divenuto come sede del Parlamento europeo il simbolo della pacificazione europea, avendo trasformato le contrapposizioni in impegno comune: questo affascinava Megalizzi e questo lui mandava come messaggio”.
Il Presidente Mattarella ha aggiunto che l’attitudine di Megalizzi “era particolarmente riversata nei confronti dell'integrazione europea, di questo grande e storico processo che è in corso e che sta realizzando in Europa una condizione unica al mondo di pace, di collaborazione e tutela dei diritti della democrazia, che è la base e l'anima dell’Unione Europea”.
Commosso nel suo intervento il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli che ha ricordato quella sera del dicembre del 2018. “C’era un clima di festa, ci si avvicinava al Natale, e Antonio era lì per raccontare ai giovani l’Europa, per creare tra le istituzioni e la sua generazione una sintonia che si era incrinata – ha detto Sassoli – La sua morte è una ferita viva, che resta nella memoria e nella storia del Parlamento europeo ma giornate importanti come quella di oggi, ci dicono che Antonio resta il simbolo dell’Europa che vogliamo. Dell’Europa che difende i propri valori, che non esclude, che è quella chiave di futuro in cui anche Antonio credeva così tanto”.
Luana Moresco, presidente della Fondazione Antonio Megalizzi, nel suo intervento ha ricordato la passione di Antonio. “Era bello vederlo tornare a casa ogni sera, entusiasta per ciò che aveva appreso, con quell’emozione negli occhi che tutti noi abbiamo conosciuto – ha detto la fidanzata di Antonio – Diceva che il Master in European and International Studies gli aveva cambiato la vita, lo definiva una tappa fondamentale. L’unione di studio e passione radiofonica gli aveva suggerito una vera e propria battaglia di vita: spiegare cose difficili in modo semplice, raccontare le istituzioni, renderle vicine ai cittadini, parlare a tutti di Europa. Grazie alla Fondazione che oggi porta il suo nome Antonio non è, e non sarà mai, solo passato: è presente e futuro”.