AGI – Erano gli Anni Trenta, tempi di gloria turistica per i laghi novaresi e per il territorio circostante, quando un certo signor Alberganti di Omegna riuscì per primo a salire in automobile sino al Mottarone. Di lui non si ricorda il nome di battesimo e neppure la professione, ma c’è una foto che documenta l’impresa con il fascino del bianco e nero d’antan e che è pubblicata in un bel libro d'immagini d’epoca sul Mottarone e dintorni. Perché se per molti italiani la montagna che sovrasta Stresa è conosciuta, ahimè, solo per i 14 morti dello schianto della funivia dello scorso 23 maggio, in realtà il Mottarone è un luogo carico di storia.
Un tempo arrivare in vetta era un'impresa
E una storia nella storia è quella dell’accessibilità alla vetta, dove d’inverno si sciava (proprio qui dal 18 al 20 gennaio 1935 era stata organizzata la prima gara internazionale di sci in Italia, la “Coppa d’oro del Duce” documentata anche da un cinegiornale dell’Istituto Luce) e d’estate si respirava aria buona.
Un tempo arrivare in vetta al Mottarone era una vera e propria impresa: il monte era accessibile da Stresa soltanto a piedi o approfittando di qualche carro trainato da buoi che si dirigevano verso gli alpeggio, Poi il 7 settembre 1911 fu inaugurata la ferrovia elettrica a cremagliera (la prima in Italia) che collegava Stresa alla cima in poco più di un'ora. Ferrovia che è la progenitrice della funivia, che la sostituì nel 1963.
Un tracciato panoramico
Ma dagli albori del motore a scoppio in avanti, l’idea fissa di tutti gli appassionati del luogo era quella di poter salire in cima al Mottarone sulle quattro ruote di un’auto. E se l’impresa del signor Alberganti tracciò, di fatto, il percorso della carrozzabile che sale dal versante del lago d’Orta partendo da Armeno, quella che oggi è “Strada provinciale delle Due Riviere”, alla vetta del Mottarone sale anche un’altra strada che riporta a sua volta alla storia lontana di questi luoghi. E’ una strada privata detta "Borromea" perché è tuttora di proprietà della famiglia dei discendenti di San Carlo e di suo cugino, il manzoniano Cardinale Federigo.
La strada si inerpica da Stresa e Gignese e attraversa con un tracciato panoramico e assolutamente suggestivo, il Parco del Mottarone che si estende per 500 ettari, pure di proprietà dei Borromeo.
Una strada rigorosamente privata, e quindi rigorosamente a pagamento. Poco sopra la località Alpino (dove si trova la stazione intermedia della Funivia) in una sorta di “casello” in legno, il personale della società Terre Borromeo provvede all’esazione del pedaggio: un po’ come nella celeberrima scena di “... chi siete, dove andate, un fiorino..." nel film “Non ci resta che piangere” con Troisi e Benigni. A ricordare a chi sale che non siamo “nel 1400 quasi mille e cinque”, ma nel 21esimo secolo, la tariffa che si paga in euro: 10, per la precisione, che dà diritto a una salita e una discesa, ma che non cambia anche se l’automobilista sale (o scende) una sola volta e utilizzi anche l’altra strada, quella gratuita verso Armeno e il Lago d’Orta. Su quel versante, prima del 1.000 comandavano gli Ottoni di Turingia. Ma non costruivano strade panoramiche.