AGI – Sonnacchioso no, proprio non lo si può definire: Francesco certe volte pare non dormire mai. Ma con un po’ meno di stamina, come si dice in inglese, quello sì. Il pontificato bergogliano così appariva, in questi ultimi mesi.
Vuoi perché la pandemia non è stata vissuta, questa primavera, con l’intensità di attese dello scorso anno, e la cosa ha sminuito quel ruolo di guida morale che oggettivamente il Papa aveva assunto nella prima fase. Vuoi perché le chiese di Germania e Stati Uniti, su fronti opposti, molto hanno fatto per tirarlo sulle proprie posizioni, rispettivamente ultraprogressiste e conservatrici. Vuoi perché la svolta centrista di fatto avviata con la Querida Amazonia, e solo in parte rivista con la Fratelli Tutti, poco si confà ai titoli dei giornali mentre lui è un papa mediatico.
Tutto questo, però, messo insieme ha fatto sì che negli ultimi tempi, appunto, qualche energia in questo pontificato appariva scemata. Il quadro è cambiato in un paio di giorni: sulla spinta del caso Becciu e sulla scoperta (così appare la cosa agli occhi di chi è esterno, o è un normale fedele) della fragilità della salute di Francesco.
Intendiamoci: il Papa i suoi problemi di salute li ha sempre avuti, e non certo unicamente da quando è arrivato ad una età avanzata. Ma vederlo al Gemelli, come fu per Giovanni Paolo II molte altre volte, evoca idee e percezioni diverse da quelle usualmente accostate alla figura di Bergoglio.
Difficile sostenere che si fosse fermato, Bergoglio, nel suo lavoro di riforma. Le accuse del cardinal Marx, temporaneamente dimessosi da vescovo di Monaco perché a suo dire non si concludeva molto nella lotta alla pedofilia, si sono scontrate con l’evidenza dei fatti. Poche settimane prima era stata varata la nuova versione del codice canonico, con una sostanziale modifica rispetto al passato. I reati di pedofilia, da mancanze verso la Chiesa che erano, divenivano offese verso la persona fisica della vittima, con tutto quel che ne consegue in termini penali. Ma qui si torna al punto di partenza, e cioè che i passi sostanziali sono spesso troppo profondi per essere colti dalla civiltà dei media, e pertanto passano in secondo piano nel conventional wisdom.
L’attesa delle prossime ore, e dei prossimi giorni, ruota attorno a come reagirà ad un intervento in sé non particolarmente complicato, ma comunque condotto su un uomo di 84 anni abituato a condurre una vita decisamente intensa.
Negli ultimi mesi qualche segnale di stanchezza fisica era stato colto, soprattutto quando lo stesso Francesco rientrando dall’Iraq (una visita di importanza eccezionale, i cui effetti si vedranno anche nel medio e lungo periodo) ammise di aver sentito, per la prima volta, la fatica. Il programma del resto era stato intenso e intensi come non mai erano stati i contenuti e le atmosfere della trasferta.
Forse è proprio per questo che, prima di presentarsi al portone del Gemelli per il ricovero, Bergoglio abbia voluto annunciare ufficialmente ciò che già si sapeva: la visita a settembre in Ungheria e Slovacchia. Come dire: pausa estiva, poi si riprende la normale attività. Non fatevi ingannare da falsi accostamenti tra me e il Wojtyla degli ultimi anni.
Ma l'ascia non si usa
Ma più che tutto questo – e non si tratta di roba da poco – è quanto avvenuto immediatamente prima, con il rinvio a giudizio del Cardinal Becciu, a far immaginare che dopo questo fine settimana il pontificato bergogliano non sarà più quello di prima.
Innanzitutto c’è il caso di un porporato prima privato delle prerogative cardinalizie e quindi rinviato a giudizio. Poi la circostanza che appena ad aprile erano state varate le nuove norme di procedura penale, per cui i cardinali incappati nei rigori della giustizia venivano destinati al tribunale ordinario, e non più alla Cassazione presieduta da un loro pari. Infine le carte del rinvio a giudizio, che tracciano il profilo di qualcosa che somiglia molto ai Furbetti del Quartierino e che gli inquirenti definiscono “un marcio sistema di potere per depredare le casse vaticane”.
Dalla vicenda emerge libera da riprovazioni la Segreteria di Stato, che non a caso ora si costituisce parte civile al processo che inizierà tra una ventina di giorni. Il punto però è un altro: si evince da quello che sta accadendo che la spinta di pulizia richiesta a Francesco da molti settori della Chiesa prosegue, ma viene attuata tenendo la giusta attenzione al fatto che non si butta via l’acqua sporca ed il bambino. E che la struttura della Curia sarà sì bisognosa di cure amorevoli, ma queste cure non prevedono sempre e comunque l’uso dell’ascia.
Sarà così, da ora in poi.