AGI - ‘Su Coccoi’, l’elaborato pane delle feste, delle spose ma anche dei defunti, si appresta a diventare il primo prodotto panificato della Sardegna di origine protetta (Dop). Un prodotto che esiste da centinaia di anni in Sardegna, usato persino per comunicare al posto della parola scritta.
“Il Pani Coronarius era in voga ai tempi dei romani e assomiglia tanto alla classica forma a corona del ‘Coccoi’”, spiega all’AGI Alessandra Guigoni, antropologa che sta ricostruendo il legame storico di ‘Su Coccoi’ con la comunità. “Sono, invece, numerose, circa una quindicina, le fonti in epoca ottocentesca. Linguisti, letterati, viaggiatori provenienti dall’estero che parlano di ‘Su Coccoi’”. Un pane a pasta dura finemente decorato con utensili diversi oltre che con le mani, con la più tipica forma a corona, ma con tantissime varianti di ornamenti.
Viene ancora oggi regalato agli sposi
Viene regalato ancora oggi agli sposi: “È un segno augurale per la coppia di fecondità”, spiega Guigoni, “ma è anche il pane delle feste religiose, delle cerimonie e del ricordo dei defunti. In alcune varianti con le decorazioni vengono rappresentate scene della Bibbia o della tradizione pagana”. Tra le feste in cui questo pane è più utilizzato c’è la Pasqua. Lo chiamano in sardo ‘Coccoi con s’ou’ (con l’uovo) dove tra i decori viene inserito anche l’uovo, appunto.
Si dona come segno di augurio ad adulti e bambini. La sua importanza, oltre che per il prezioso aspetto artistico, è storica: “Veniva utilizzato anche per comunicare quando non si poteva scrivere”, spiega l’antropologa. “Con le decorazioni si rappresentavano scene di vita per fare un augurio a chi lo si regalava o per esprimere la devozione a un santo”.
La Sardegna conta 500 tipi di pane
Nella terra dei pani, la Sardegna conta oltre 500 specialità diverse, non esiste neanche una certificazione dop, neppure per il più noto Carasau: “È un’anomalia: in Italia esistono una decina di pani con la certificazione europea”, ricorda Guigoni. “Inoltre, nonostante tutte le peculiarità alimentari di questa regione, sono solo 8 i prodotti alimentari dell’isola certificati tra Dop e Igp”.
Un comitato per la certificazione
Ora grazie al percorso avviato con la costituzione di un Comitato promotore del pane ‘Coccoi’ dop, la certificazione non è più un miraggio: “è un percorso ancora alle prime battute”, precisa all’AGI il presidente del neo comitato, Gianfranco Porta, “ma una volta elaborato il disciplinare l’istanza potrà accedere prima all’assessorato regionale, poi al Ministero e infine a Bruxelles”. Ci vorranno due o tre anni secondo le previsioni del comitato perché l’approvazione del disciplinare passa per la dimostrazione del legame geografico e storico con la comunità e soprattutto con la dimostrazione che ogni singolo prodotto utilizzato per la panificazione è locale, legato al territorio.
“Sarebbe un importante riconoscimento per una tipologia di pane a pasta dura che con quelle forme e ornamenti è peculiarità dell’isola - osserva Guigoni - non esiste un altro pane in Italia con quelle decorazioni”. L’auspicio del comitato attraverso il riconoscimento Dop è far conoscere questo speciale pane tradizionale e trasformarlo in richiamo turistico per i territori dove lo si produce: “un pò come accade per il Girotonno a Carloforte - auspica Guigoni - e potrebbe diventare un percorso da replicare anche su altri prodotti panificati, e non solo, tipici della Sardegna”.