AGI - Il corpo di Chiara ha parlato e ha confermato nei fatti la confessione del suo assassino.
Pochi colpi, i calci, e un momento preciso in cui l'amico di cui si fidava, e col quale si era allontanata tranquilla poco prima da casa - come dimostrano le sue ultime immagini riprese da un telecamera di sorveglianza - ha deciso di uccidere. E' durata 4 ore l'autopsia sul corpo di Chiara Gualzetti, la 16enne uccisa il 27 giugno scorso a Monteveglio, nel Bolognese, da un suo amico coetaneo, del quale si era forse invaghita.
Confermando “l’estrema violenza e determinazione - come ha scritto il gip del tribunale dei minorenni di Bologna Luigi Martello motivando l’applicazione della custodia cautelare in carcere - dimostrate durante tutto il corso dell'aggressione, che ha avuto una durata significativa e ha visto il giovane colpire ripetutamente con coltellate al collo, al petto e alla gola la vittima e infine colpirla anche con calci". Lo stesso gip ha parlato di “mancanza di scrupoli, di freni inibitori, di motivazioni e segnali resipiscenza”. Il ragazzo ha detto di aver agito spinto da un demone, infastidito da alcuni atteggiamenti della vittima.
Come ha parlato l'autopsia sul corpo di Chiara?
“Il ragazzo - spiega all'AGI il legale della famiglia, Giovanni Annunziata - ha confessato correttamente la dinamica del delitto: a un certo punto ha cercato di uccidere la ragazza con dei colpi dopodichè c’è stato un momento nel quale ha inferto due colpi frontali al torace che sono quelli mortali: la morte è stata determinata da una lesione polmonare, ed è stata pressochè istantanea. Non si potrà discutere della volontà di uccidere, perché appare evidente.
Ci spieghi meglio.
Il ragazzo è andare là per uccidere, premeditato, e ha avuto bisogno della certezza di aver ucciso: i colpi frontali sono la massima espressione di una volontà omicidiaria.
Come valuta la ricostruzione dei fatti?
La ricostruzione è lineare, non ci sono punti oscuri.
Mi auguro che il processo sia 'blindato' e che si arrivi alla pena più alta possibile. Il fatto che il ragazzo abbia dato più versioni diverse è, a mio avviso, un altro elemento di lucidità: perchè ha cercato anche di depistare, di trovare nell'immediatezza delle ragioni per poter organizzare la sua difesa. Il folle si lascia andare agli eventi, non finge un ritorno alla vita normale, non torna a casa, non cancella la chat. Cerca un alibi, non lo sa fare, ma ci sta provando.
Resta da chiarire l'esistenza o meno di un movente.
A mio parere potrebbe sussistere in questo caso l'aggravante dei futili motivi: il motivo futile esclude l'incapacità di intendere e di volere.
Una cosa è che che un soggetto uccida in un impeto di follia, una cosa e se ha anche un motivo, e quel motivo è futile. Una valutazione, questa, che dovrà ovviamente fare la procura. Bisogna ancora accertare se c'è un movente vero: ma anche laddove non ci fosse un movente specifico, si dovranno contestate quasi certamente i futili motivi o i motivi abbietti, ma pur sempre ‘motivi’.
Che obbligatoriamente escluderanno che si possa anche solo ipotizzare una incapacità di intendere e di volere: penso che la perizia psichiatrica sul ragazzo sia inevitabile, l'ho auspicata io fin dal primo momento, per fugare ogni dubbio.