AGI – Francesco Lupino, il principale indiziato dell’omicidio della 29enne ucraina Krystina Novak, ha confessato questo pomeriggio dopo nove ore di interrogatorio.
Lupino, tatuatore 50enne di origini fiorentine residente a Castelfranco, nel pisano, era in carcere da marzo e oggi, portato negli uffici della Squadra Mobile della Questura di Pisa è stato interrogato dal pm Egidio Celano dal Capo della Squadra Mobile, il vicequestore aggiunto Fabrizio Valerio Nocita.
Il crollo dopo 9 ore sotto torchio
Dopo 9 ore di contestazioni, Lupino è crollato e ha ammesso, alla presenza del suo legale, di essere stato lui ad assassinare Krystina Novak, rendendosi disponibile a collaborare con gli inquirenti per trovare gli ultimi tasselli della complessa indagine.
Il corpo di Krystina era stato ritrovato il 29 maggio in un casolare abbandonato nella zona di Castelfranco di Sotto, in provincia di Pisa. La scomparsa della giovane era stata denunciata il 9 novembre del 2020.
Alla fine di marzo, Francesco Lupino (da allora in carcere ed ex socio in affari illeciti con il fidanzato della donna), era stato arrestato e finora ha continuato a dichiararsi estraneo alla vicenda.
Krystina, secondo una prima ricostruzione, potrebbe essere stata uccisa forse per vendetta da Lupino nei confronti suo compagno, un imprenditore nel settore dei pellami. L’uomo era stato convinto dalla compagna ad abbandonare alcune attività illecite che gestiva con Lupino, che alle forze dell’ordine risulta come un tipo violento, con precedenti condanne per traffico internazionale di sostanze stupefacenti e per lesioni e maltrattamenti nei confronti della ex moglie.
Il depistaggio
L’assassinio di Krystyna sarebbe avvenuto con una pistola tra la sera dell’1 e la notte del 2 novembre nella sua abitazione. Il presunto omicida avrebbe poi cercato di cancellare le tracce del delitto e messo in scena un meditato depistaggio per simulare l’allontanamento volontario di Khrystyna, usando il suo cellulare a bordo della propria auto.
Oltre ad alcune discordanze nelle versioni dell’indiziato e della sua compagna, in relazione all’alibi dell’uomo nelle sere del 2 e 3 novembre, era stata la testimonianza di un giovane, recatosi a casa sua per un tatuaggio, a smentire l'omicida.