La gip delle scarcerazioni, Donatella Banci Buonamici, l’avrebbe saputo così. Ha bussato in cancelleria per depositare il decreto di fissazione dell’incidente probatorio, con tanto di consulente indicato, e gli impiegati le hanno detto ‘siamo spiacenti, ma lei non si occupa più dell’ indagine sull’incidente della funivia del Mottarone’.
Pare che ci sia rimasta parecchio male sfogandosi perfino coi legali degli indagati.
Il documento ufficiale e le ipotesi
Il caffé freddo - il caffé è importante in questa storia – gliel’ha servito il suo presidente Luigi Maria Montefusco, quello che le aveva manifestato “piena e convinta solidarietà” per le minacce ricevute dopo che aveva liberato due dei tre indagati (Luigi Nerini ed Enrico Perrocchio) e al terzo, Gabriele Tadini, aveva concesso i domiciliari. Dopo, Olimpia Bossi, la pm che li aveva fatti finire dentro ritenendo che a loro carico vi fossero gravissimi indizi, aveva dichiarato ai giornalisti che non avrebbe più bevuto il caffé con la collega magistrata nel palazzo di giustizia di Verbania. Anche perché, racconta una fonte all'AGI, durante l’udienza in cui si discutevano le sorti dei tre fermati le due se ne erano dette di ogni con la giudice che invitava la pm a leggersi bene le leggi prima di buttare in galera la gente.
Ma perché, dunque, è stata cambiata? Qui abbiamo documenti ufficiali e ipotesi.
La carta è quella in cui il presidente Montefusco spiega che l’ex giudice milanese ha finito la sua supplenza e deve tornare la titolare della scrivania, gip Elena Ceriotti, a cui erano stati concessi quattro mesi di “esonero dalla funzione” a causa della “grave sofferenza del suo ufficio”.
Non è chiaro per quale ragioni, ma Ceriotti non riusciva più a districarsi trai fascicoli. Adesso però è pronta per decidere sulla richiesta della Procura di annullare le scarcerazioni della collega.
La possibile istanza di 'legittima suspicione'
Il tema ora è con quale serenità la nuova gip si trovi a decidere sugli indagati, tanto che le dfese stanno pensando a un'istanza di 'legittima suspicione'.
C’è chi, come il giornalista Nicola Porro, sostiene che Banci sia stata fatta fuori perché troppo garantista, per avere mostrato al mondo quello che, nonostante i caffé con la collega, dovrebbe fare un giudice sano: esercitare in autonomia il controllo sulla privazione della libertà personale dei cittadini.
Qualcuno nei corridoio del Tribunale di Verbania fa notare che Ceriotti è molto fragile in questo momento della sua vita professionale proprio perché è stata in panchina tanto tempo e ora viene buttata in mischia nella partita più importante mai vista nel piccolo tribunale piemontese.
La sensazione di qualcosa di “anomalo” ce l'ha l’avvocato Pasquale Pantano, legale di Nerini: “La legge dice che il giudice va scelto sulla base delle regole decise al momento della nomina. Questo me l’hanno insegnato a scuola, questo lo dice la giurisprudenza, il resto io non lo so”.
Peraltro, Banci si era “assegnata il procedimento” dopo i fermi con un provvedimento condiviso col suo presidente perché la sostituta di Ceriotti, giudice Palomba, era “impegnata in un’udienza dibattimentale”.
Nel motivare la sua sostituzione, Montefusco scrive che “tale assegnazione, se giustificata per la convalida del fermo, non é conforme alle regole di distribuzione degli affari e ai criteri di sostituzione dei magistrati”. Insomma, era una sostituzione solo per il fermo, sembra chiarire. Eppure Banci gli aveva parlato di “procedimento”.
Ad ogni modo, lo stesso Montefusco fa sapere ai giornalisti che manterrà "una condotta di assoluto riserbo senza fornire alcuna giustificazione o spiegazione del suo operato".