AGI - "Noi ad Atene facciamo così": prendiamo un vaso, lo riempiamo di ossa di pollo, invochiamo formule magiche e facciamo le fatture. Parafrasando il celebre discorso dell'"Epitaffio di Pericle" riportato da Tucidide sembrerebbe che nell'agorà di Atene i concittadini di Pericle e di Aristotele, 2300 anni fa, oltre a commemorare i morti in guerra, si dedicassero anche alla magia e al malocchio.
A scoprirlo è stata Jessica Lamont dell'Università di Yale, che è riuscita a tradurre le iscrizioni presenti su un vaso rinvenuto nell'agorà di Atene nel 2006 e a interpretare così quella strana chytra colma di resti di pollo spezzati sulla cui superficie sono incisi i nomi di 55 persone. In un articolo pubblicato su Hesperia: The Journal of the American School of Classical Studies at Athens il team, guidato da Jessica Lamont dell'Università di Yale, ipotizza che il reperto rappresenti la testimonianza di un antico rituale di maledizione, risalente a 2.321 anni fa. Scopo della cerimonia, quello di paralizzare le vittime e lanciare un sortilegio magico.
Una vera e propria fattura
Insomma, una vera e propria fattura con i resti del pollo smembrato a simulare le membra delle vittime della maledizione. La testa e gli arti inferiori trovati all'interno della chytra, rivelano le analisi, appartenevano a un giovane esemplare di gallus domesticus di soli sette mesi. "Il vaso è stato trovato accanto a diverse pire in cui sono stati identificati frammenti di animali - spiega l'autrice - il che potrebbe aver avuto lo scopo di amplificare il potere del maleficio.
L'autore dell'incantesimo probabilmente aveva l'obiettivo di trasferire il destino del pollo, maciullato in diversi punti, ai soggetti i cui nomi compaiono sulla superficie del vaso, impedendo loro di usare la mente, la bocca, il naso, la lingua e gli arti inferiori".
Trafitta con un chiodo
La chytra è stata poi trafitta con un grosso chiodo di ferro, aggiunge la scienziata, spiegando che questo potrebbe aver simboleggiato l'impossibilità per i destinatari di divincolarsi dalla maledizione. I ricercatori hanno identificato grafie distinte nelle incisioni sulla superficie del vaso, per cui ipotizzano che alla base della magia punitiva vi fossero molteplici stregoni ateniesi.
"I sortilegi destinati a un numero tanto vasto di soggetti - osserva Lamont - erano spesso di natura giudiziaria. La posizione in cui è stato trovato il reperto potrebbe pertanto suggerire un conflitto lavorativo, tra artigiani che operavano nello stesso edificio. Il rituale avrebbe pero' anche potuto essere destinato ai membri di fazioni politiche rivali".
Risalente a circa il 300 a.C., il vaso si inquadra in un'epoca di confusione e caos, un periodo ricco di contraddizioni e conflitti, "segnato da guerre, assedi e alleanze politiche mutevoli", conclude Lamont.