AGI - Sui tre fermati per il disastro della funivia del Mottarone, Luigi Nerini, amministratore unico della Srl Ferrovie del Mottarone, Enrico Perrocchio, direttore di esercizio e Gabriele Tadini, capo servizio della medesima Srl, "nel corso dell'attività di indagine sarebbero emersi gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato di rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, dal quale sarebbe derivato il disastro". Lo ha detto il ministro Enrico Giovannini nel corso di un'informativa alla Camera, nel giorno in cui si terrà l'udienza per la convalida dei fermi.
"In particolare - ha detto il ministro - l'attività investigativa ha permesso di accertare gravi e concreti elementi di responsabilità in capo a Tadini, il quale, pur consapevole dei potenziali rischi, con l'assenso del Perrocchio e del Nerini ha consentito la messa in funzione dell'impianto con la presenza, su una delle due cabine, del dispositivo cosiddetto 'forchetta', che impedisce l'eventuale attivazione del sistema di frenaggio di emergenza, al fine di evitare il continuo blocco dell'impianto causato proprio dal ripetuto azionamento, apparentemente ingiustificato, del dispositivo frenante, che da circa un mese presentava anomalie". Poi ha aggiunto: "La rottura della fune e' un evento molto raro. Dopo un mese di fermo previsti controlli rigidi".
La pm Bossi: "Tutti sapevano"
"Ci troviamo davanti a chi, a fronte di un proprio interesse, ha preferito mettere a repentaglio la vita degli altri". Non ha dubbi sulle responsabilità della tragedia la procuratrice della Repubblica di Verbania Olimpia Bossi, che in un'intervista a La Stampa assicura che "parliamo di un'impresa che ha violato, per decisione dei suoi responsabili, norme in materia di sicurezza e non c'entra la negligenza, il pressapochismo, l'errore umano" perché "tutti sapevano che il freno restava aperto anche se non doveva", lo hanno spiegato "in modo inequivocabile i dipendenti di Ferrovie del Mottarone di cosa esattamente si trattava", afferma la procuratrice secondo cui il caposervizio Gabriele Tadini ha spiegato "che si era fatta quella scelta perché si era sicuri che mai il cavo traente si sarebbe spezzato".
"Per un mese su quell'impianto si è giocato alla roulette russa con la vita degli altri. è un evento di una gravità senza precedenti. Ora deve emergere tutta la verità: per il rispetto dovuto alle famiglie di 14 vittime, a chi gestisce e ogni giorno cura scrupolosamente gli impianti di risalita in tutto il Paese". Valeria Ghezzi, presidente nazionale degli esercenti funiviari, è sconcertata e ancora sotto shock per gli arresti disposti dalla Procura di Verbania in merito al crollo della funivia a Stresa.
E in un'intervista a la Repubblica spiega: "Voglio escludere il dolo, la volontà di una strage" pero' "restano leggerezza e incoscienza, criminali come risposta a un problema che avrebbe comportato un costoso fermo della funivia" ma rispetto alle analogie con il crollo del ponte Morandi a Geneva l'estate di tre anni fa, dichiara: "Strutture differenti, ma l'effetto-gregge nel contagio della superficialità è il medesimo. Per interessi economici i responsabili di manutenzione e sicurezza si convincono l'uno con l'altro che abbassare la guardia conviene e che non ha conseguenze. Fa gelare il sangue perché significa che se interviene un'incoscienza individuale atroce, ogni dispositivo di garanzia collettiva salta", conclude la presidente nazionale degli esercenti funiviari.
Nelle prossime ore l'udienza di convalida dei 3 fermi
Intanto, il procuratore Bossi, con il sostituto Laura Carrera stanno completando in queste ore la richiesta di convalida del fermo dei tre indagati per il disastro della funivia del Mottarone, costato la vita a 14 persone. La richiesta deve essere depositata entro 48 ore dal fermo, che scadono nella notte di oggi.
Non è ancora certo quando si terrà l'udienza di convalida davanti al Gip, con l'interrogatorio dei fermati, ma molto probabilmente verrà fissata per il pomeriggio di domani: in quella sede si capirà quale condotta, almeno nella fase iniziale del procedimento, decideranno di tenere gli indagati - Luigi Nerini, proprietario della società di gestione, il direttore dell'esercizio Enrico Perocchio e il capo servizio Gabriele Tadini -che si trovano attualmente in carcere a Verbania.
A proposito dell'ipotesi di nuovi indagati, il procuratore Bossi parlando ieri pomeriggio ai giornalisti ha detto che "a questa domanda al momento non esiste una risposta", anche se ha confermato l'intenzione di approfondire le posizioni di diversi soggetti a vario titolo coinvolti.
Ieri sera intanto, nella chiesa parrocchiale di Stresa, il parroco don Gianluca Villa ha presieduto una affollata messa in suffragio delle vittime.