AGI - Papa Francesco fa l'elogio del calcio povero, quello giocato con un pallone fatto di stracci che rappresenta "un incontro con gli altri". E lo contrappone al calcio d'elite, quello sofisticato che, a suo parere, rischia di "perdere la partita".
Il Pontefice visita la sede dell'associazione "Scholas Occurrentes" e, per l'occasione, c'è un collegamento in diretta con Valencia, città spagnola dove l'istituzione sta aprendo una nuova sede. Un ragazzo gli mostra un pallone fatto là per là, di cenci azzurri tenuti insieme con lo scotch attacca-stacca.
"Ci spieghi perché per lei è importante questo ritorno alle origini, rappresentato da questa palla", gli chiede il ragazzo.
"Chi dimentica è una persona che taglia la sua storia", risponde Francesco, "l'identità la ritroviamo sempre e la facciamo rinascere nell'incontro. La Storia è un capitale, avere una palla di stracci è ricordare un'epoca in cui lo sport, il gioco, era la gratuità ed era molto più importante della sofisticazione".
Quindi, conclude il Pontefice, "ritornare all'origine è ricordare che il gioco era la gratuità nell'incontrarsi gli uni con gli altri. La palla di stracci è la rappresentazione di una gratuità che, se la dimentichiamo, perdiamo la partita".