AGI - Impegnata sotto la spinta di Papa Francesco a porsi come un ospedale da campo nei confronti del mondo moderno, la Chiesa fa sapere in modo semi ufficiale che uno dei padri dell’Italia risorgimentale, massonica e anticlericale ebbe i suoi dubbi, e alla fine aprì le porte del cuore alla Rivelazione. Fu così che Giosué Carducci scoprì la fede e venne accolto nel seno materno della Chiesa, anche se lì per lì nessuno lo seppe.
La storia viene riferita da Vatican News nell’ambito delle meditazioni pronunciate dal cardinal Comastri per questo mese di maggio. Angelo Comastri è stato fino a poco tempo fa arciprete della Basilica di San Pietro e vicario generale per la Città del Vaticano. Tuttora è membro della congregazione per le cause dei santi.
Carducci, invece, fino ad oggi almeno tutto è stato ritenuto meno che un possibile oggetto di canonizzazione. Tutt’altro: scrisse persino l’Inno a Satana che esaltava il nuovo mondo materialista ed anarcoide in cui la religione sarebbe stata finalmente relegata al suo posto naturale: il cestino o la soffitta. E poetava, pieno di energia e di spregio: “Gittò la tonaca Martin Lutero / Gitta i tuoi vincoli, Uman pensiero / E splendi e folgora Di fiamme cinto / Materia, innalzati: Satana ha vinto”.
Sì, sottolinea Comastri nella sua meditazione, tutto vero: queste cose le scriveva e le ha pensate. Aveva 28 anni, all’epoca. Ma finì per “arrivare tra le braccia di Gesù, e a portarcelo fu la Madonna”. Quella cui egli stesso aveva dedicato la poesia “La chiesa di Polenta”.
La storia della conversione di Carducci, che va a minare una certezza sulla laicità del suo pensiero e della sua azione ancora rinsaldato da Aldo A. Mola in una biografia del poeta risalente ad alcuni anni fa, non è del tutto nuova. Nel 1999 finì sulle pagine dei “Messaggio di Don Orione”, pubblicazione locale con relativa risonanza stampato dalla Piccola Opera della Divina Provvidenza. Quella di Comastri, quindi, più che una rivelazione è un annuncio.
Questa la ricostruzione sintetica dei fatti: Carducci, durante un soggiorno a Courmayeur, aveva conosciuto l'abate Piero Chanoux, noto predicatore che risiedeva al Piccolo San Bernardo. Dopo alcune conversazioni con lui, si era infine confessato abbracciando di nuovo la fede nella quale era stato battezzato e che aveva ripudiato nel cuore e nelle opere.
Nelle carte del processo per la beatificazione di Don Orione, che avrebbe appreso della conversione da testimoni diretti, si legge che conversione sarebbe avvenuta intorno al 1895. Per capire il clima degli anni ad essa contemporanei: proprio nel 1895, venticinquesimo di Porta Pia, il governo Crispi istituiva la Festa Nazionale del 20 Settembre, inaugurava il monumento a Garibaldi sul Gianicolo e sospendeva una serie di sindaci colpevoli di non aver aderito ai festeggiamenti, perché decisi a seguire una deliberazione pontificia diramata appositamente per il loro boicottaggio.
Sulla via di Nicodemo
In altre parole: il trionfo di Satana al culmine della sua potenza, della Ragione che spezza le catene dell’oscurantismo e dell’Italia che piega la teocrazia papalina.
Si legge in quelle carte che “'una notte il Carducci la passò tutta in piedi, passeggiando avanti e indietro nella sua stanza. Fu una notte assai simile a quella dell'Innominato. Al mattino si presentò all'abate Chanoux e si confessò”. Doppia conversione, si direbbe: l’accostamento all’Innominato può sembrare una leziosità letteraria, di certo era un colpo al martoriato cuore del Carducci, che era stato tra i primi a criticare il Manzoni letterato.
Pare fosse lo stesso Don Orione a curarsi personalmente di cercare la conferma di quanto accaduto, e la trovò nelle parole dello stesso Padre Chanoux. Ma perché il Carducci non fece mai pubblica ammissione di essere tornato alla fede dei padri? Perché “troppo debole per dirlo forte'', si risponde in quelle carte. E così scelse la via del nicodemismo.
Insomma, non una storia del tutto nuova. Finora, però, la questione era rimasta limitata all’ambito di un processo di beatificazione e ad una pubblicazione senza particolare risalto presso il grande pubblico. Che sia adesso un cardinale a parlarne in una sede molto mediaticamente qualificata, però, ha un altro sapore. E apre alla riflessione sul ruolo che la Chiesa svolge stando sul limitare di quel campo di battaglia che è il mondo moderno.