AGI – Ci sono due indagati per la vicenda di Biagio Carabellò, l’operaio scomparso a 46 anni nel novembre del 2015 i cui resti sono stati trovati nella periferia di Bologna, il 23 marzo scorso.
La Procura ha iscritto con l’ipotesi di omicidio l’ex coinquilino e l’amica che ereditò tutti i beni della compagna dell’uomo (deceduta nel 2010), attraverso un testamento rivelatosi falso.
L’iscrizione rappresenta un atto dovuto in vista degli accertamenti irripetibili sui resti in modo da permettere alle difese di nominare i consulenti di parte.
All'epoca della scomparsa di Biagio Carabellò, furono fatti diversi accertamenti dai carabinieri anche su invito dei familiari del 46enne convinti del fatto che l’uomo fosse stato ucciso.
La Procura dopo mesi di indagini aveva archiviato l'inchiesta per poi aprire il nuovo fascicolo dopo i recenti sviluppi.
Già dopo il ritrovamento di resti umani vicino ad un canale di scolo a Parco Nord, nel marzo scorso, si era ipotizzato un collegamento con il caso Carabellò grazie ad una tessera sanitaria ed una patente scoperti dentro ad un giubbotto. Durante un secondo sopralluogo dei carabinieri sono stati trovati altri frammenti di ossa e un cellulare (senza scheda sim) che dopo le prime verifiche, è risultato appartenere all’uomo scomparso.
L’ipotesi iniziale si è trasformata in una certezza investigativa dopo che la Procura di Bologna ha accertato la corrispondenza tra i dati clinici odontoiatrici della persona scomparsa con la situazione dentaria della salma trovata poche settimane fa. Ora ulteriori accertamenti punteranno a raccogliere elementi utili a chiarire la dinamica del decesso. Biagio Carabellò sparì nel nulla la mattina del
23 novembre 2015. Era uscito di casa per andare all’ambulatorio di via Tiarini, a Bologna, per prendere i farmaci che assumeva poi doveva salire sull’autobus per andare al lavoro. Quel giorno però non arrivò in azienda.