AGI - Violenza sessuale e atti sessuali con minorenni, aggravati dall'aver approfittato delle presunte vittime a lui affidate per ragioni di istruzione ed educazione alla religione cattolica. Con queste accuse la Squadra mobile di Enna ha eseguito la misura cautelare degli arresti domiciliari a carico di un quarantenne sacerdote ennese, disposta dal gip su richiesta del procuratore Massimo Palmeri e dei sostituti Stefania Leonte e Orazio Longo.
Abusi che sarebbe avvenuti in un contesto di silenzi e omissioni. La misura cautelare è stata applicata al prete della diocesi di Piazza Armerina, indagato per aver commesso i reati sia quando era ancora seminarista, sia dopo essere stato ordinato sacerdote. A dicembre un giovane aveva chiesto aiuto agli uomini della polizia di Stato di Enna denunciando le violenze subite a opera di un seminarista, poi ordinato sacerdote, educatore di una associazione cattolica.
"La mia dolorosa storia - è l'appello - sia la testimonianza che anche dopo dodici anni dalle violenze si può denunciare. La Squadra Mobile di Enna che ha accolto la mia denuncia ha fatto un lavoro eccezionale riscontrando, insieme alla procura, tutte le cose che io avevo raccontato. Invito chi ha subito abusi a denunciare, un atto che impone coraggio ma che ti rimette in pace con te stesso".
Il giovane, oggi 27enne, ha raccontato ogni dettaglio circa gli atti subiti tra il 2009 ed il 2013, da quando aveva appena compiuto 16 anni fino ai 20. I pm hanno delegato ogni attività investigativa alla Squadra mobile ennese che ha curato le attività tecniche, esaminando decine di persone informate sui fatti, molte delle quali hanno fornito elementi di riscontro.
Molte delle persone a conoscenza dei fatti da anni non vivono più a Enna per motivi di studio o di lavoro e, pertanto, è stata richiesta la collaborazione delle Squadre mobili di varie questure d'Italia. Oltre alle intercettazioni e alle tecniche investigative di tipo tradizionale, sono state effettuato perquisizioni domiciliari accertamenti informatici.
Grazie al lavoro della Polizia postale, i contenuti dei numerosi supporti di memoria, computer e telefono cellulare sono stati sequestrati, duplicati da un consulente tecnico nominato dalla procura della Repubblica e analizzati dalla Squadra mobile di Enna. In tal modo ogni dettaglio raccontato dalla vittima ha trovato riscontro.
Sono emersi ulteriori reati commessi ai danni di altri due minori, nei confronti dei quali l'indagato ha svolto ruolo di guida spirituale. Alla luce delle numerose risultanze emerse dalle indagini, la procura non esclude che possano esserci altre vittime. L'appello dei magistrati è, quindi, rivolto a queste, invitate a recarsi presso gli uffici di polizia per denunciare quanto eventualmente subito.
Nelle prime ore del giorno personale della Squadra mobile, con l'ausilio dei colleghi della Squadra mobile di Ferrara, ha dato esecuzione alla misura cautelare disposta dal gip di Enna. Il sacerdote, dopo essere stato sottoposto ai rilievi foto-dattiloscopici dalla Polizia Scientifica è stato posto agli arresti domiciliari.
Dopo le segnalazioni alla Curia di Piazza Armerina, il sacerdote era stato trasferito: nel corso di una Messa a ottobre 2019, aveva detto che a seguito di una malattia era costretto a lasciare Enna per il nord Italia. La scorsa estate, però, il prete è tornato in città e avrebbe anche preso parte ad attività con bambini e adolescenti, circostanza che ha indotto il ventenne a denunciare.
Aveva scritto anche a Papa Bergoglio che aveva immediatamente chiesto chiarimenti alla Curia di Piazza Armerina. Dai genitori della vittima era giunta una dura accusa: "Soldi della Caritas e l'accettazione della clausola della riservatezza, per garantire il silenzio di nostro figlio abusato", sarebbe stata la proposta venuta dalla diocesi di Piazza Armerina, quando erano andati a chiedere giustizia per il figlio.
Il procuratore Palmieri a gennaio dichiarava: "Non abbiamo ricevuto niente dalla Curia. Siamo venuti a conoscenza del reato solo quando il giovane ha denunciato alla Squadra mobile". Da parte sua il vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana, ha confermato di avere "sempre attivato la procedura canonica informando le autorità ecclesiastiche".
Il caso era stato esaminato dal Tribunale ecclesiastico di Palermo, ma il prete, dopo avere fornito alcune dichiarazioni al vescovo di Piazza Armerina, non si era mai presentato. I risultati sarebbero stati trasmessi alla congregazione del Vaticano, ma l'inchiesta sarebbe stata chiusa "per difetto di competenza", in quanto all'epoca dei fatti contestati l'uomo era solo un seminarista.