AGI - Sorpreso dai carabinieri dopo avere intascato una mazzetta da 6mila euro da un avvocato, per emettere un provvedimento di scarcerazione nei confronti di un suo assistito: il 9 aprile il giudice barese Giuseppe De Benedictis (in servizio all'ufficio gip-gup) è stato arrestato per corruzione in atti giudiziari. Giorni prima aveva chiesto di lasciare la magistratura "per vergogna".
Sono 12 gli indagati
In carcere sono finiti anche l'avvocato barese Giancarlo Chiariello e Danilo Pietro Della Malva, trentacinquenne foggiano coinvolto in un'inchiesta per narcotraffico, ritenuto il principale corruttore. Dodici le persone indagate dalla Procura di Lecce, tra le quali altri tre avvocati, un carabiniere della sezione di polizia giudiziaria di Bari, altri tre esponenti della criminalità organizzata e due favoreggiatori.
L'accordo tra giudice e avvocato svelato da alcuni pentiti
A inchiodarli sono state intercettazioni ambientali, pedinamenti e le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, che hanno parlato di un sistema noto nell'ambiente criminale, in base al quale versando soldi al giudice De Benedictis, tramite alcuni avvocati baresi, era possibile ottenere provvedimenti giudiziari favorevoli, in particolare l'alleggerimento di misure cautelari. L'inchiesta e' nata dalle segnalazioni delle procure di Bari e Trani di possibili illeciti commessi da magistrati, alla Procura di Lecce, competente a indagare.
"La magistratura ha gli anticorpi necessari per individuare al suo interno le criticità e colpire i comportamenti devianti" ha dichiarato il procuratore salentino Leonardo Leone de Castris, che ha coordinato le indagini insieme alla pm Roberta Licci. Erano stati loro, due anni fa, a far arrestare altri due magistrati corrotti, Michele Nardi e Antonio Savasta, già in servizio a Trani e oggi condannati e fuoriusciti dalla magistratura. Per tutti i dodici indagati, la pm aveva chiesto la custodia cautelare in carcere ma la gip Giulia Proto ha disposto misure solo per tre di loro.
Perquisizioni e intercettazioni
Stamattina sono state effettuate numerose perquisizioni, perché il sospetto è che il sistema fosse molto ampio. Nel corso delle indagini, infatti, sono stati raccolti elementi tali da ipotizzare che vi siano state anche diverse fughe di notizie da parte di persone che avevano accesso a banche dati riservati e alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia ancora segrete. I carabinieri hanno effettuato intercettazioni telefoniche e ambientali e piazzato molte videocamere, registrando gli incontri tra il giudice De Benedictis e l’avvocato Chiariello, che avvenivano nell’abitazione e nello studio del penalista oppure in un bar davanti al Palagiustizia di Bari.
Quella busta con 6 mila euro
Il 9 aprile, il magistrato è stato seguito mentre si recava a casa dell’avvocato di prima mattina e poi ne usciva portando con sé una busta che ha aperto una volta raggiunto il suo ufficio in tribunale. All’interno erano custoditi 6mila euro, che lo stesso giudice ha ammesso di avere ricevuto dal legale. La perquisizione in casa sua ha consentito di scoprire, occultate in diverse prese elettriche, altre somme di denaro, per un totale di 60mila euro.
Nel 2015 De Benedictis era stato arrestato per il possesso illegale di un gran numero di armi, di cui è collezionista. Condannato alla Corte d’appello di Lecce, è stato poi assolto dalla Cassazione. Dopo la perquisizione del 9 aprile ha presentato richiesta di lasciare anticipatamente la magistratura, con comunicazioni formali al presidente del Tribunale di Bari, al capo dell’ufficio gip-gup, al Consiglio superiore della magistratura e al ministero della Giustizia. Sarà quest’ultimo a valutare la sua richiesta.