AGI - Cancellare con un tatuaggio le cicatrici del dolore, della paura di non farcela, dell'incertezza di un futuro. O almeno provare a farlo. E' questo l'obiettivo di un fondo speciale contenuto in una legge varata dal Consiglio regionale del Lazio: oltre a disciplinare le attività di tatuatori e piercer, prevede finanziamenti per le donne che hanno subito una mastectomia e che vogliono coprirne i segni. Con un tatuaggio medico, appunto.
La normativa "Disposizioni relative alle attività di tatuaggio e piercing" è stata approvata lo scorso 3 marzo. "Lo scopo è quello di alleviare il disagio psicologico di queste donne", spiega all'AGI Marta Leonori, consigliera regionale tra i promotori della legge. Le fa eco Sara Battisti, anche lei consigliera regionale: "Molte donne possono ricorrere alla ricostruzione del seno dopo l'intervento di asportazione parziale o totale, ma per molte altre questa non è una strada percorribile, per diverse ragioni". "E' per loro - continua Battisti - che abbiamo pensato questa norma. Vogliamo dare loro la possibilità di avere un tatuaggio medicale ed estetico, alcuni dei quali sono molto estesi, ma molto belli".
La tecnica ovviamente non è nuova e si va dalla dermopigmentazione dell'areola agli effetti ottici in grado di restituire tridimensionalità fino alla realizzazione di tatuaggi classici, disegni estetici che abbiano il solo compito di abbellire una 'tela' danneggiata. Negli Usa sono molte le donne che ricorrono al tatuaggio medicale per segnare una nuova rinascita. E per guardarsi di nuovo allo specchio senza identificarsi più con la malattia. Ed ecco allora che laddove un tempo c'era un capezzolo un fiore sboccia e restituisce femminilità a quella che viene percepita a tutti gli effetti come una mutilazione. Sotto un altro seno ricostruito, invece, un uccello spiega le ali e copre la lunga cicatrice che si estende nella parte inferiore della mammella.
La legge, che prevede una collaborazione tra Asl locali e tatuatori, "è nata, come sempre, in parte per esperienza personale. E poi grazie al lavoro con le associazioni vicine alle donne malate oncologiche", aggiunge Battisti. L'idea è stata tradotta nell'articolo 9 della normativa che "con 12 articoli copre le lacune del settore". "Al fine di sostenere le donne che si sono sottoposte ad intervento di asportazione e ricostruzione dell'areola mammaria e di alleviarne il disagio psicologico - si legge nell'articolo - la Giunta regionale disciplina, con deliberazione, i requisiti e i criteri di priorità per l'accesso a contributi per consentire i tatuaggi per la correzione di difetti della cute in detta area, nonché i requisiti per realizzare tali tatuaggi, secondo la normativa vigente".
Tutti i numeri
"A breve", annuncia Leonori, "verrà fatta una delibera dall'assessorato alla Salute che disciplina l'accesso ai fondi e le modalità di ingaggio dei tatuatori". Conti alla mano, prosegue la consigliera, "si parla di 180mila euro all'anno per tre anni (2021-2023) per i tatuaggi medicali per le donne che hanno subito mastectomia e 50mila euro all'anno per le campagne di comunicazione".
Le cifre stanziate si basano su una relazione tecnica che prende in esame gli ultimi dati aggiornati relativi al periodo 2015-2017 e dalla quale emerge che, "a fronte di una media di oltre 5.100 diagnosi di carcinoma femminile effettuate annualmente all'interno della Regione Lazio, relativamente al triennio considerato, la stima del numero di interventi di chirurgia radicale (mastectomia) è pari a 75 ogni 1.000 casi diagnosticati, mentre la stima del numero di interventi di chirurgia parziale (quadrantectomia) e pari a 25 ogni 1.000 casi diagnosticati. La domanda di tatuaggio medicale si aggira attorno alle 440 richieste su 5.000 casi di diagnosi di carcinoma, il che significa che il contributo della Regione, sulla base delle stime predette, potrà essere di oltre 340 euro per singolo beneficiario".
I rischi di un settore non disciplinato
"Abbiamo varato una legge importante per la tutela degli operatori e dei consumatori, all'avanguardia anche sulla parte della formazione e arricchita da questo fondo speciale dedicato ai tatuaggi medicali", sottolinea Leonori che racconta come la normativa sia "nata da un'idea di Giovanni Bartoloni (portavoce dell'allora presidente del Consiglio regionale Mauro Buschini, ndr) che il Covid si è portato via giovane".
Diverso tempo fa, ricorda la consigliera, "mi aveva suggerito di fare qualcosa contro l'utilizzo di materiali pericolosi nei tatuaggi". E così è accaduto: "Abbiamo convolto l'Associazione nazionale tatuatori e quelle di categoria. Abbiamo chiesto anche la partecipazione dell'Istituto superiore di sanità, che è al lavoro per trovare una disciplina unitaria".
L'attività di tatuaggi e piercing e in continua crescita, valuta il Consiglio regionale del Lazio. In un'indagine condotta nel 2015 e stato calcolato che circa 7 milioni di italiani portano un tatuaggio e lo 0.5% per finalità mediche per camuffare patologie della pelle o gli esiti cicatriziali di interventi chirurgici. La maggior parte dei tatuati ha un'età tra i 25 e i 44 anni, la stragrande maggioranza si rivolge a un centro specializzato o, in misura assai minore, a un centro estetico, ma piu del 13% ha corso rischi fuori dai canali ufficiali.
La legge varata dalla Regione Lazio nasce dalla consapevolezza che "l'incremento della domanda e la disciplina non chiara e aggiornata hanno anche prodotto una forte crescita di attivita abusive. Con il rischio di infezioni che possono dipendere da scarse condizioni igienico sanitarie o da materiali non adeguati. Per il piercing possono farsi le stesse considerazioni dei tatuaggi: risalente nella notte dei tempi e diffuso in tutte le latitudini e culture con funzione rituale e distintiva, e oggi un tipo di decorazione rielaborato dalla controcultura degli anni Sessanta", osserva Leonori.
Manca un testo statale
Dal punto di vista legislativo pero' manca un testo statale. Solo alcune Regioni, quali Toscana, Friuli Venezia Giulia e Marche, hanno legiferato e il ministero della Salute e intervenuto con due circolari nel 1998 che dettano "Le linee guida per l'esecuzione di procedure di tatuaggio e piercing in condizioni di sicurezza".
Al momento, il principale riferimento normativo e la Risoluzione europea ResAP del 20 febbraio 2008. "Le attivita di tatuaggio e piercing intrecciano risvolti economici e sanitari, per questo si e ritenuto opportuno l'approvazione nella nostra Regione di uno specifico testo legislativo che possa essere anche di stimolo al legislatore nazionale", auspica la consigliera, citando anche una serie di divieti contenuti nell'articolo 3 tra cui quello "di eseguire tatuaggi e piercing (ad eccezione dei buchi al lobo dell'orecchio) a minori di 14 anni o a minori di 18 anni senza il consenso dei genitori. Stabilisce, inoltre, l'obbligo di utilizzare unicamente pigmenti e monili conformi alla normativa vigente".