AGI - Diciassette secoli fa gettò involontariamente i semi della divisione tra le chiese d’Oriente e d’Occidente, costruita sull'intricata disputa del Filioque. Oggi il suo anniversario potrebbe segnare un momento altamente simbolico di riavvicinamento tra i fratelli separati.
Nel 2025, ha lanciato l’idea l’arcivescovo ortodosso Job Getcha di Telmessos, capo della Missione permanente del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli presso il Consiglio ecumenico delle Chiese, saranno per l’appunto 1.700 anni dalla conclusione del Concilio di Nicea. La si potrebbe ricordare mettendo d’accordo, una volta per tutte, cattolici e ortodossi almeno sulla data di celebrazione della Pasqua. Tutti insieme, fratelli tutti.
Mica facile, anche se l’idea non dispiace in linea di principio nemmeno in Vaticano. La differenza nelle date di Pasqua, infatti, è uno dei segni più tangibili di divisione tra i cristiani. Cattolici e protestanti seguono il calendario gregoriano, introdotto dal Papa di Roma cinque secoli fa e gli ortodossi il calendario giuliano, sempre introdotto a Roma ma quindici secoli prima, quando Cesare era Pontefice Massimo. Notoriamente, tra i due computi del tempo c’è uno iato di almeno una quindicina di giorni.
Quest’anno, per dire, i cattolici celebreranno la Pasqua il 4 aprile e gli ortodossi il 2 maggio. Ma capita che le date collimino, e non è cosa del tutto rara: negli ultimi anni è accaduto nel 2007, 2010, 2011, 2014 e 2017. In media un anno su tre, più o meno.
Questioni di calendario
Non di mera questione astronomica si tratta. Dietro c’è un mondo, e anche tre epoche storiche, di differenza. Un solo esempio tra i tanti: quando arrivarono i bolscevichi, a San Pietroburgo, introdussero a forza il calendario gregoriano: non certo per avvicinare il paese al mondo capitalista, ma per staccarlo da quello della chiesa autocefala di Mosca. Il computo di Gregorio, a tutt’ora, è percepito non senza insofferenze come qualcosa di straniero e di imposto.
Ma nel 2025, per l’appunto, i moti delle stelle e quelli delle anime su questa terra andranno nuovamente a coincidere, e per tutti la Resurrezione sarà il 20 aprile. Dal momento che, a Nicea, alla presenza dell’aspirante cesaropapista Costantino, ci si mise d’accordo se non altro sul rendere autonoma la Pasqua cristiana da quella ebraica, oggi si potrebbe procedere con passo ulteriore. Tanto più che non si tratta di cambiare nulla dal punto di vista teologico, quanto semmai di decidere che fare dei giorni in più o in meno nelle due diverse misurazioni dell’anno.
Un nonnulla, rispetto alla questione del Filioque, che tocca il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nel simbolo niceno-costantinopolitano. Basta da solo il nome ad avere un’idea di quanto complessa sia la materia.
Il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, ha sottolineato come la Pasqua celebrata lo stesso giorno sarebbe una cosa auspicabile. “Sarebbe un segno molto bello e importante – riferisce la testata “Terrasanta” – se noi cristiani avessimo una data comune per questa festa”. Però “non sarà facile”, anche se “vale la pena lavorarci”.
Tutto iniziò nel mese di Nisan
Ci hanno provato, ad esempio, ancora nel 1997 in un incontro ecumenico che si svolse ad Aleppo, in Siria. Ma poi non se ne fece nulla.
Per capire come anche la buona volontà si scontri facilmente con quella variabile indipendente che è la realtà concreta, si pensi ad un fatto: non esiste una data precisa della Pasqua. Quella cristiana, infatti, è legata storicamente a quella ebraica, come dicono concordi i Vangeli. E quella ebraica, a sua volta, è legata al computo astronomico del calendario ebraico: computo mobile che parla del quattordicesimo giorno del mese di Nisan.
Solo che, purtroppo, il mese di Nisan non inizia mai due anni di seguito nello stesso momento, essendo il calcolo legato alle fasi lunisolari. La Pasqua ebraica è quindi fissata il giorno della prima luna piena che cade dopo l’equinozio di primavera.
In realtà già nel 2015 Bergoglio aveva manifestato la sua disponibilità a trovare una data unica per cattolici e ortodossi. Lo stesso Paolo VI, a riguardo, non aveva dubbi. Anche il papa copto ortodosso Tawadros II si è impegnato per l’unificazione della data di Pasqua.
D'accordo pure il patriarca Bartolomeo I il quale in passato ha preso ad esempio il caso della piccola comunità ortodossa della Finlandia, dove egli stesso per primo aveva raccomandato ai suoi fedeli di festeggiare la Pasqua con i luterani, nella data dei luterani, perché in un paese già abbastanza secolarizzato non ci fossero due Pasque. Ci sono già abbastanza chiese separate, a portare confusione tra i lettori del Simbolo del Concilio ecumenico di Nicea.