AGI - Quella tra Venezia e le grandi navi non è certo una storia semplice e lineare. Così pure l'idea di portare i giganti del mare fuori dal bacino di San Marco. Nel 2012 l'allora ministro dell'Ambiente Corrado Clini, poco dopo la tragedia della Nave Concordia, aveva impedito "l'inchino" a piazza San Marco per l navi sopra le 40 tonnellate. E nel 2017 il "Comitatone" aveva ribadito la decisione (e la necessità) di portare le grandi navi fuori dal bacino di San Marco. Anni e anni costellati da manifestazioni, sit-in, proteste in centro a Venezia e in piena laguna in barca.
E che ad oggi di fatto non vede alcun cambiamento, nonostante un incidente che solo miracolosamente non è sfociato in tragedia quando nel giugno 2019 la Msc Opera, impossibilitata a manovrare, è andata a scontrarsi contro un traghetto turistico. Potrebbe essere arrivata la svolta col governo che ha deciso di "dirottare" temporaneamente il traffico delle crociere da Venezia a Marghera. Ma si tratta di una soluzione che al momento non sembra soddisfare tutti.
"Lo statement politico positivo c'è, il riconoscimento che le navi devono stare fuori dalla laguna è un bene, ma grazie, sono nove anni che lo diciamo - ha spiegato all'AGI Tommaso Cacciari, leader del Comitato No Grandi Navi - ma se parli di una soluzioni temporanea come quella dici una cosa folle. Primo dovrebbero dragare il canale dei Petroli che ad oggi è troppo stretto e poco profondo, e dovrebbero quindi fare scavi ad oggi vietati dalla Legge Speciale per Venezia. Secondo dovrebbero costeggiare tutto il polo industriale e chimico e anche questo è vietato per ovvie ragioni legate alla sicurezza. Terzo dovrebbero infrangere l'ordinanza per la sicurezza della navigazione che vieta l'incrocio tra navi turistiche e navi mercantili. Quindi di cosa stiamo parlando?"
Più positiva Legambiente che plaude alla decisione del governo definendola una "occasione unica per far ripartire la portualità, il turismo e l’economia veneziana in direzione di un futuro sostenibile” e una opportunità per "riqualificare e rilanciare adeguatamente l’area del vecchio polo industriale”.
“Purtroppo, in questi anni, l’inazione unita all’inadeguatezza della politica a più livelli hanno procrastinato il raggiungimento di una soluzione definitiva, cui ci auguriamo si arrivi ora al più presto - spiega Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto - Riteniamo che il piano appena avallato dal Governo possa rispondere alle sfide cruciali che la città deve affrontare nell’immediato: da quella climatica, con il progressivo innalzamento del livello del mare e gli eventi metereologici estremi a quella ambientale, legata alla fragilità dell’ecosistema lagunare, per tutelare un patrimonio storico-culturale unico al mondo".