AGI - Operazione antimafia a Palermo. I carabinieri del Comando provinciale hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Palermo nei confronti di 14 indagati - uno finito in carcere, 11 ai domiciliari e 2 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria - accusati, a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, furti, ricettazione ed estorsioni consumate e tentate, tutti reati aggravati dal metodo mafioso e sfruttamento della prostituzione.
Il provvedimento - richiesto dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca con un pool di sostituti che hanno coordinato le indagini - è il seguito dell'operazione "Resilienza" dell'ottobre scorso e costituisce una ulteriore fase una attività condotta dal Nucleo Investigativo e dal Nucleo Informativo dei carabinieri di Palermo.
Il blitz dell'ottobre scorso aveva permesso di individuare il nuovo reggente della famiglia di mafia del Borgo Vecchio - Angelo Monti - protagonista della riorganizzazione degli assetti della famiglia, affidando posizioni direttive ai suoi uomini di fiducia, individuati nel fratello Girolamo Monti, in Giuseppe Gambino e in Jari Massimiliano Ingarao.
Ad ottobre era inoltre emersa la ribellione al pizzo di molti imprenditori e commercianti locali che, in maniera massiccia, avevano collaborato con le autorita' e contribuito a far arrestate gli estortori.
L'operazione "Resilienza 2" ha inoltre documentato come la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio abbia il pieno controllo del comitato organizzatore della festa svolta in onore della patrona del quartiere Madre Sant'Anna nel mese di luglio di ogni anno, il cui culto risale al lontano 1555.
LE MANI SULLA SANTA
A portare avanti la tradizione religiosa sono le famiglie del quartiere; infatti, i portatori della statua della Santa sono tutti nativi di Borgo Vecchio, tanto che molti, in segno di rispetto a Sant'Anna, hanno chiamato i propri figli Anna e Gioacchino, e molti altri si sono sposati il 26 luglio, giorno in cui si celebra l'onomastico della Santa protettrice.
Sino a luglio 2015, il comitato era guidato dalla famiglia Tantillo e, in particolare, dai fratelli Domenico e Giuseppe Tantillo che, nel dicembre 2015, sono stati arrestati nell'operazione "Panta Rei", poiche' ritenuti i reggenti della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.
In occasione della festa svolta dal 25 al 27 luglio 2019, le serate canore, animate da alcuni cantanti neomelodici, venivano organizzate da un comitato che, di fatto, era controllato da Cosa nostra. I mafiosi, infatti, sceglievano e ingaggiavano i cantanti e, attraverso le cosiddette riffe settimanali, raccoglievano le somme di denaro tra i commercianti del quartiere.
Le somme venivano impiegate, oltre che per l'organizzazione della festa e l'ingaggio dei cantanti, anche per rimpinguare la cassa della famiglia mafiosa ed essere, in tal modo, utilizzate per il sostentamento dei carcerati e per la gestione di ulteriori traffici illeciti.
NEOMELODICI DI COSA NOSTRA
Le indagini hanno permesso, infatti, di documentare l'attivismo degli esponenti apicali della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, i quali, avendo il pieno controllo del comitato organizzatore della festa patronale, decidevano quali cantanti neomelodici dovessero partecipare alla manifestazione; provvedevano al loro ingaggio mediante il denaro ricavato dalle estorsioni, dalle riffe e dalle sponsorizzazioni dei gestori/titolari delle attivita' commerciali ubicate sul territorio; autorizzavano i commercianti ambulanti a vendere i loro prodotti durante la festa, disciplinando anche la loro collocazione lungo le strade del rione.
Un ruolo di primo piano è stato assunto da Salvatore Buongiorno, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Questi, infatti, nella veste di agente di numerosi cantanti neomelodici ha ricevuto disposizioni da Angelo Monti e Jari Massimiliano Ingarao per l'ingaggio dei cantanti neomelodici scelti per le manifestazioni, attenendosi alle indicazioni dei mafiosi sui nominativi dei cantanti, sui rispettivi compensi e sul luogo dove allocare il palco delle manifestazioni.
COMMERCIANTI SPONSOR
Ha inoltre avvicinato i gestori e titolari delle attivita' commerciali del quartiere Borgo Vecchio e di corso Finocchiaro Aprile, chiedendo loro di sponsorizzare le manifestazioni con somme di denaro, in cambio del vantaggio di lavorare in regime di monopolio nella zona di riferimento del mandamento mafioso di Palermo Porta Nuova, poiché autorizzato dai relativi esponenti apicali mafiosi, quali Tommaso Lo Presti, i fratelli Gregorio e Tommaso Di Giovanni e Angelo Monti.
Significativa la vicenda relativa alle relazioni dei mafiosi di Borgo Vecchio con un neomelodico catanese (legato da vincoli di parentela ad importanti esponenti apicali di quella criminalità organizzata), in solidi rapporti con Jari Ingarao tanto da fargli visita presso la sua abitazione mentre questi era sottoposto alla misura degli arresti domiciliari.
Il cantante avrebbe dovuto esibirsi nel corso di una delle serate, ma l'evento non si e' realizzato a causa di polemiche seguite alla messa in onda, il 5 giugno 2019, di un programma televisivo, nel corso del quale erano stati espressi commenti negativi sul conto dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
L'intera vicenda e alcune successive esternazioni di vicinanza ad esponenti della criminalità organizzata, ha provocato una serie di divieti di esibizione nei confronti del cantante, emessi dalle autorità.
IL 'BORGO' DELLO SPACCIO
Le indagini hanno pure accertato che la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio ha organizzato, anche ai fini del sostentamento economico degli affiliati, di un florido traffico di sostanze stupefacenti. Angelo Monti aveva delegato al nipote Jari Massimiliano Ingarao l'intero settore delle attivita' illecite legate alle sostanze stupefacenti.
Quest'ultimo, nonostante fosse sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, e' riuscito a organizzare e coordinare tutte le attivita' funzionali al traffico, reperendo le sostanze stupefacenti, principalmente sul canale di fornitura con la Campania, e a rifornire le varie piazze di spaccio del quartiere, delegando, a seconda dei ruoli, i fratelli Gabriele e Danilo, Marilena Torregrossa, Carmelo Cangemi, Francesco Paolo Cina', Saverio D'Amico, Davide Di Salvo, Giuseppe Pietro Colantonio, Salvatore La Vardera, Francesco Mezzatesta, Giuseppe D'Angelo, Nicolo' Di Michele, Gaspare Giardina, Gianluca Altieri e Vincenzo Marino.
LA TASSA AI LADRI DI BICICLETTE
Infine l'operazione ha confermato, una volta di più, la capacità di controllo capillare del territorio da parte degli affiliati. Infatti, qualsiasi attività illecita non può essere svolta all'interno del quartiere senza l'avallo di Cosa nostra e senza aver destinato parte degli utili alla cassa della famiglia della mafia.
Non fanno eccezione i ladri di biciclette o di moto, i quali, oltre ad essere sottoposti alla prevista 'autorizzazione', devono anche destinare al clan mafioso parte dei proventi della ricettazione o della restituzione ai legittimi proprietari con il cosiddetto metodo del 'cavallo di ritorno'. È emersa anche organizzazione criminale autonoma specializzata in tale settore, completamente asservita a Cosa nostra.