AGI “La storia è come una profonda cicatrice, un solco che non si può cancellare. La storia lascia segni importati che non sono solo passato, ma sono anche la giusta e concreta evoluzione di quanto seminato mille anni prima. Si possono avere le proprie idee e le proprie convinzioni ma in un Paese come il nostro le radici cattoliche e cristiane hanno lasciato il segno ovunque. Allo stesso modo noi, costituzionalmente, come popolo veneto l’autonomia ce l'abbiamo nel Dna. È nel vissuto concreto e quotidiano, nell’aria che si respira della Repubblica di Venezia in poi”.
I 1600 anni di Venezia sono un’occasione per pensare al futuro della città e della Regione per il governatore Luca Zaia. E sono soprattutto una occasione per rilanciare, parlando all’AGI, “la madre di tutte le battaglia” come ama ripetere: l’autonomia.
La ricorrenza cadrà il prossimo 25 marzo, a memoria di quel 25 marzo 421, data comunemente riconosciuta come il giorno della fondazione di Venezia o, quanto meno, della costruzione della chiesa di San Giacomo di Rialto, secondo lo storico medievale Marin Sanudo, “la prima chiexia edificata in Venetia”.
Una grande eredità
“Mille seicento anni di storia sono una grande eredità, una eredità che si può vivere in due modi: un amarcord speso a ricordare i fasti e tutto quello che è stato... la prima democrazia, l’ordinamento statale, i primati della città in ogni campo; oppure possiamo trasformare tutto questo guardando in prospettiva al futuro".
Ha proseguito Zaia: "Immortalità è mantenere vivi e saldi i principi ispiratori, quello che ci hanno lasciato i nostri avi, l’organizzazione della cosa pubblica, la legalità, la responsabilità nell’amministrare e tutti quei fattori che hanno reso grande Venezia nella storia e che ora ci sono utili per guardare al futuro. Per questo l’autonomia è in cima alla nostra agenda: è la nostra storia che ce lo chiede”.
“Chi vive qui vive in un contesto in cui la Repubblica veneta ha plasmato tutto - ha aggiunto il presidente della Regione - e il ‘fil rouge’ con la storia della Serenissima è rappresentato dal referendum per l’autonomia del 2017. Quell’adesione massiccia, quella chiamata di popolo e’ anche il frutto di 1600 anni di storia di Venezia”.
Guerre ed epidemie
La città lagunare ha affrontato diverse guerre nella sua vita, e non solo commerciali o di governo del territorio. Basta pensare alle terribili epidemie di peste del ‘300, del ‘500 e del ‘600 che in alcuni casi hanno ridotto di un terzo la popolazione e trasformato isole della laguna in lazzaretti (il primo della storia sorse per l’appunto a Venezia nel 1423, nell’isola di Santa Maria di Nazaret, al centro della laguna e dirimpetto al bacino di San Marco).
Di certo le sfide che il Covid19 ha chiamato ad affrontare sta mostrando a Venezia come nel resto del mondo una serie di debolezze e fragilità che fino a prima in pochi avrebbero immaginato.
“Venezia è un museo all'aria aperta e il Covid è stato ed è per certi versi un acceleratore di nuove tecnologie all’ennesima potenza, per questo non è avulso pensare ad una prenotazione della città, allo stesso modo in cui prenotiamo il posto al cinema, allo stadio, in aereo o al ristorante - ha poi aggiunto Zaia - ovviamente sono attività che spettano al sindaco, ma so che gli sta a cuore la città e sicuramente troverà la forma migliore. Di certo io, anche nella difficoltà della gestione del grandi flussi turistici, non ho mai pensato che il turista sia un problema, e chi lo vive come un fastidio è fuori da quello che è il cuore pulsante della comunità veneta, prima regione regione turistica d’Italia con 18 miliardi di euro di fatturato. Venezia sta pagando un duro conto perché paga il prezzo, come tutto il Veneto, di un 66% di turisti stranieri che dallo scorso anno sono venuti a mancare quasi totalmente. A maggior ragione dobbiamo quindi lavorare per un Veneto al più presto Covid-free. Il vaccino, in quantità massicce, è l’unica arma per risolvere il problema. Il resto è fuffa”.