AGI - Sono le autostrade le opere 'regine' tra le grandi incompiute d'Italia, tutte quelle infrastrutture per cui sono stati definiti i progetti, stanziati i finanziamenti, iniziati i lavori, ma che poi per un motivo o per l'altro procedono a rilento, si inceppano, quando non si fermano del tutto. Autostrade appunto, o superstrade, porti, dighe, ferrovie, ponti, tunnel, musei, carceri, mercati, stazioni, tribunali, ex colonie abbandonate; il campionario è assai vario e comprende non solo il pubblico ma anche le iniziative private.
A volte falliscono le imprese, altre finiscono i fondi, spesso sono i ricorsi di imprese che hanno perso la gara d'appalto, quando non inchieste giudiziarie vere e proprie, o violazioni delle norme ambientali.
L'opera forse più famosa è l'A12, l'Autostrada Tirrenica, che doveva collegare Genova con Roma ma che aspetta da decenni di essere completata. Manca tutto il tratto centrale tra Toscana e Lazio di 180 km, al suo posto dovrebbe realizzarsi un'Aurelia 'potenziata' a quattro corsie, ma i tempi sono quanto mai incerti.
Ancora in Toscana si attende il completamento, forse nel 2026, della Fano-Grosseto. Manca all’appello la tratta fra Siena e Grosseto e i lotti fra Siena e il confine umbro-marchigiano. Come conseguenza anche i lavori per la superstrada E45 nel tratto Aretino sono rimasti bloccati.
In Lombardia c'è il caso della Pedemontana Lombarda, l’autostrada che doveva collegare Bergamo e Varese lungo un percorso di 98,8 chilometri di cui circa il 75% in galleria. Dalla posa della prima pietra, avvenuta nel 2010, la conclusione è slittata più volte: il completamento dell’ultimissima tratta, quella da Cassano Magnago a Osio Sotto è previsto nel 2030. Con un costo complessivo di 4 miliardi e 118 milioni, inclusi i 62 km di opere connesse.
In Piemonte nel mirino la A33 Asti-Cuneo, una storia che dura da 30 anni. Al momento si presenta come un moncone, con un viadotto nei pressi di Cherasco che finisce nei campi, perdendosi nel nulla. I 9,5 chilometri mancanti per unire le due province sono stati definiti dal presidente della Regione Alberto Cirio in più occasioni "una delle ferite aperte del territorio”. Qualche giorno fa, lo sblocco dell'ultima fase necessaria per l'avvio dei lavori.
Tra Umbria e Marche il caso della Perugia-Ancona la superstrada appaltata dalla società pubblica Quadrilatero – controllata da Anas - a tre aziende diverse, che una dopo l’altra sono fallite, lasciando le imprese del territorio fornitrici e sub-appaltatrici a tentare di riscuotere crediti, che saranno in parte sanati dal Fondo Salva imprese. (AGI)
Tra le altre opere bloccate, in Sardegna c'è il caso dell'ex arsenale alla Maddalena. Costruita per ospitare il G8, che poi invece fu dirottato a L'Aquila, e poi in seguito diventare un approdo per yacht di lusso, la struttura non è mai stata utilizzata. Nel fondale antistante poi non sono mai state eseguite le bonifiche, ora potrebbe farle la Regione Sardegna che ha preso in carico l'immobile, su cui grava un Imu da 1,2 milioni di euro.
A Reggio Calabria faro sul palazzo di giustizia, opera appaltata nel lontano 2005 per 50 milioni e costellata di ritardi e contenziosi, con la rescissione del contratto per l'impresa inizialmente appaltatrice e altre vicissitudini per quella subentrante.
C'è poi un'opera emblema tra quelle fantasma, la diga sul fiume Melito, nel comune di Gimigliano (Catanzaro). “Un’opera avviata negli anni ’80 dalla Cassa del Mezzogiorno ma poi - sottolinea il segretario della Fillea Cgil Calabria - abbandonata a causa di contenziosi e beghe burocratiche. Un vero spreco di oltre 180 milioni di euro per quella che potrebbe essere una delle più grandi dighe italiane". In base alle ultime stime, per terminarla occorrerebbero circa 550 milioni di euro.