AGI. - Da lunedì 15 marzo gran parte dell'Italia sarà in zona rossa. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge, valido fino al 6 aprile, che stabilisce che le Regioni che avranno un numero settimanale di casi superiore a 250 ogni 100.000 abitanti passeranno automaticamente in zona rossa.
Questa novità comporta che il ministro della Salute, Roberto Speranza, firmerà nuove ordinanze che andranno in vigore a partire da lunedì 15 marzo.
Passano in area rossa le Regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Veneto e la Provincia autonoma di Trento che si aggiungono a Campania e Molise che restano in area rossa. Tutte le altre Regioni saranno in area arancione . La sola Sardegna resta in area bianca.
Per le festività pasquali, dal 3 al 5 aprile, le misure previste per la zona rossa si applicheranno su tutto il territorio nazionale. Sarà comunque possibile spostarsi in zona rossa, solo dal 3 al 5 aprile, all'interno della propria regione verso una sola abitazione privata, una volta al giorno, massimo due persone non conviventi.
Il decreto legge stabilisce novità per i congedi parentali e per il bonus baby sitter. Si tratta di 290 milioni di euro per far fronte alle difficoltà delle famiglie, in seguito alle nuove misure restrittive che si rendono necessarie per contrastare la diffusione del Covid. I congedi saranno retroattivi dal 1 gennaio 2021 e retribuiti al 50% sotto i 14 anni. Dai 14 ai 16 saranno usufruibili senza retribuzione.
Viene inoltre reintrodotto il diritto allo smart working per chi ha figli sotto i 16 anni. Per i lavoratori autonomi, gli operatori sanitari e le forze dell'ordine previsto il bonus baby sitter fino a 100 euro alla settimana. Dal 15 marzo al 6 aprile 2021, i Presidenti delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano potranno disporre l'applicazione delle misure stabilite per la zona rossa nonché ulteriori, motivate, misure più restrittive nelle Province in cui l'incidenza cumulativa settimanale dei contagi è superiore a 250 casi ogni 100 mila abitanti o "nelle aree in cui la circolazione di varianti di Sars-Cov-2 determina alto rischio di diffusività o induce malattia grave".