AGI - “Io sono una persona normale, una cittadina come gli altri. Cosa posso dire di sensato davanti a un numero così impressionante? Sono attonita”. Lo dice la senatrice a vita Liliana Segre in un’intervista a 'Repubblica' nella quale osserva che “la cifra simbolica dei centomila morti è una tappa spaventosa, lascia sbalorditi, soprattutto perché le vittime di questa guerra feroce sono state causate da un nemico invisibile”.
Ma ciò che più l’ha colpita, aggiunge Segre, “è stata l’incapacità assoluta del mondo di affrontare e di sconfiggere questo nemico invisibile, che muta e che cambia in continuazione, come se volesse spiazzarci, dirci tutta la nostra impotenza” perché “nelle guerre moderne il mondo ha cercato e trovato le armi per combattere, armi di precisione, estremamente efficaci, ma contro questo virus, questo nemico invisibile che ci ha colpito in un momento di pace e di tranquillità, siamo rimasti come paralizzati, costretti a vedere tante persone care andarsene”.
Quindi la senatrice a vita analizza il fatto che “chi come me ha vissuto la guerra, è abituato all’idea della morte e della perdita, come all’idea che bisogna resistere, farsi forza e andare avanti. Ma in questa pandemia, in questa moderna guerra mondiale che stiamo ancora combattendo, a me ha fatto impressione pensare che la maggior parte delle vittime appartenga a un esercito di vecchi indifesi. Nelle guerre di solito muoiono i soldati giovani mandati a combattere. In questo caso invece una moltitudine di anziani disarmati”. La strage nelle case di riposo “è stato il momento peggiore”, sostiene.