AGI - Nel suo passato c’era l’azione di supporto agli autori della strage parigina del Bataclan, nel novembre 2015, nel presente l’azione di proselitismo svolta prima nel Cpr e poi nel carcere di Bari, con il progetto di una fuga in Francia per riprendere contatti con i sodali dell’Isis: Athmane Touami, il 36enne algerino fermato dalla Dda di Bari, faceva parte di una cellula terroristica attualmente operativa e sulla sua pericolosità gli investigatori non hanno dubbi.
Così come non ne hanno sul fatto che Bari sia un luogo nevralgico di passaggio dei terroristi, sia perché inserita nella rotta di chi arriva dai Balcani sia perché molto spesso lì arrivano uomini che devono essere espulsi e transitano per il Cpr o che sbarcano da navi che li hanno salvati in mare. Non è un caso che la Dda del capoluogo pugliese abbia aumentato l’attenzione nei confronti del terrorismo internazionale e svolga attività investigative d’intesa con l’intelligence e le autorità giudiziarie di altri Paese.
“In Italia c’è un’attenzione investigativa di prim’ordine rispetto al problema del terrorismo, superiore a quella di molti altri Paesi - ha detto il procuratore vicario Roberto Rossi - Ma l’unico modo per dare risposta efficace, ma all’interno delle regole, nei confronti del terrorismo, è la collaborazione internazionale”.
Proprio le sinergie attivate dalla Procura barese, hanno consentito alla Digos di mettere insieme i tasselli per formare il quadro delle attività di Touami. Da Bruxelles e da Parigi si è saputo che i fratelli Lyes e Mehdi facevano parte di un gruppo che rubava documenti nelle stazioni di Bruxelles e poi creava passaporti e carte di identità false per i fratelli musulmani. Con tale attività sarebbero stati anche finanziati i viaggi di alcuni terroristi in Somalia.
Sia Athmane che i fratelli avrebbero avuto contatti con il marocchino Khalid Zerkani, che secondo la Procura belga - avrebbe “pervertito un’intera generazione di giovani musulmani, diffondendo tra essi idee estremiste, inducendoli a combattere in Siria o a creare caos in Europa”.
Touami era stato inoltre indottrinato a Londra e aveva come punto di riferimento anche l’imam Rajab Zaki della moschea di Finsbury Park, che nella scorsa primavera ha pubblicato su internet una serie di video nei quali indica il coronavirus come una punizione divina per i miscredenti e per i musulmani non ossequiosi alla preghiera e ai riti islamici.
La moschea di Finsbury Park è ritenuta dall’Intelligence britannica come luogo simbolo del jihadismo britannico, nel qual già dalla fine degli anni ’90 si sono formati molti terroristi, che hanno partecipato a numerose azioni violente in diverse parti del Mondo.
Nel 2015, Touami era stato arrestato su un treno che da Parigi era diretto a Milano, dove stava portando dei documenti falsi, poi aveva fatto perdere le sue tracce finché nel dicembre 2018 è stato nuovamente arrestato per furto a Milano e poi trasferito nel Cpr di Bari. Lì gli investigatori hanno cominciato a tenerlo sotto controllo, scoprendo che svolgeva attività di indottrinamento di altre persone, alle quali mostrava video di imam e spiegava i suoi progetti.
La Dda di Bari, avendo contezza della sua attività, lo ha quindi arrestato per il possesso dei documenti falsi e in carcere ha continuato a monitorarlo, scoprendo che progettava una fuga in Francia e spiegava al suo compagno di cella come passare il confine a Ventimiglia.
Proprio per evitare la fuga (certa in vista della scarcerazione prevista per giugno), i magistrati baresi (il procuratore aggiunto Francesco Giannella e il pm Federico Perrone Capano) hanno disposto un decreto di fermo, che è stato poi convalidato dal gip e trasformato in ordinanza di custodia cautelare.