Dal Sol Levante a Firenze la bellezza ispira l'ingegneria
AGI La bellezza aiuta lo sviluppo di soluzioni innovative. Parole che suonano come una massima orientale. Che è divenuta realtà a Firenze, città scelta dieci anni fa come sede del centro di Ricerca e Sviluppo, unico in Europa, di Yanmar, multinazionale giapponese dell’ingegneria, la cui casa madre si trova ad Osaka, e che produce e commercializza motori diesel, macchinari industriali e agricoli nel mondo.
Qui, nel verde del viale Galilei, nei pressi del panoramico piazzale Michelangelo, l’equilibrio fra il senso del bello e il pensiero che si tradurrà in motori pionieristici, green, o in trattori robotizzati che possono arare i campi senza un guidatore, è una delle linee guida che ispirano il lavoro, oggi, di 23 giovani dipendenti, fra ingegneri e professionisti del settore economico commerciale.
Nel 2011, le persone che diedero il via al progetto, erano quattro, due italiane e due giapponesi. “Giapponesi e italiani, per molti aspetti sono agli antipodi, ma sia loro che noi amiamo essere circondati dal bello - ha spiegato ad AGI Alessandro Bellissima, Ceo di Yanmar - perchè il luogo in cui ci troviamo influisce su ciò che si fa. Oltre ad altre possibilità che Firenze offriva in ambito di ricerca e sviluppo, uno degli elementi principali che ha giocato a favore della scelta di questa sede è stato proprio il luogo: lavoriamo immersi nel silenzio e nel verde. Nel campo circostante alla sede, qualche giorno fa, abbiamo visto cinque caprioli…”
Bellissima, 40 anni, ingegnere meccanico, specializzato in ambito energetico, racconta come questa scelta non sia così lontana dalla mission di Yanmar. “È quella di un futuro sostenibile. E’ vero che produciamo motori, ma per dar vita a qualcosa che aiuti le persone. I due driver che guidano la nostra azienda, infatti, sono sia il risparmio e l’utilizzo intelligente dell’energia, la principale attività di Yanmar è relativa all’abbattimento dei consumi di CO2, perchè l’energia va preservata per i nostri figli e per i nostri nipoti, che la produzione sostenibile di cibo”.
Un principio alla base dei valori aziendali fin dalle origini. Yanmar è stata fondata nel 1912. “È nata costruendo motori che aiutavano gli agricoltori nella raccolta del riso e che venivano utilizzati sulle barche dei pescatori - ha raccontato Bellissima - e se oggi vogliamo mangiare tutti bene, in modo sano e che nessuno soffra e sia mancante dei bisogni primari, servono industrializzazione e meccanizzazione che siano sostenibili.
Tutto questo va fatto però superando ciò che ieri non è stato fatto bene e trovando quindi un modo per farlo sempre meglio. La visione che l’azienda ha, va infatti molto lontano. Parliamo di strategie a 50, 100 anni”. La pandemia avrebbe potuto costringere l’azienda a rivedere però la scelta di una visione a lungo termine.
Invece “dal punto di vista umano, è stata una lezione di vita. Riteniamo di dominare la natura, ma la realtà ci dimostra che basta niente a mostrarci quanto siamo deboli. La pandemia è stata una doccia di umiltà - ha proseguito Bellissima - e così come per tante altre realtà, anche la nostra azienda ha sofferto; meno di altre, ma proprio perché i mezzi da costruzione, da agricoltura, i motori marini e i sistemi per la produzione di energia elettrica sono tecnologie destinate ai bisogni primari".
"Quindi la battuta di arresto è stata di breve durata. Abbiamo ricominciato in maniera diversa, e si tratta di un’altra lezione che abbiamo e dobbiamo ancora imparare. Non dovremo scordarci di quello che è successo".
"Abbiamo sicuramente imparato a gestire i rapporti lavorativi - ha aggiunto - scoperto che possiamo lavorare fianco a fianco con il Giappone, senza dover necessariamente prendere un volo. E anche questo è un modo per non emettere troppa CO2. Tutto questo ci ha aiutato ad abbattere barriere culturali, ed a capire che non è vero che il Giappone e l’Italia sono così diversi.
Il lockdown ha rappresentato per noi il momento di dimostrare alla nostra casa madre che dovevamo premere sull’acceleratore. Ci siamo veramente fatti in quattro, per il bene dell’azienda e per la garanzia del lavoro stesso”. La bellezza figlia dell’Umanesimo fiorentino, ispira quindi l’ignegneria e la realizzazione dei motori del futuro?
“L’ingegnere è un essere umano, spinto da bisogni di sostenibilità, di socialità e di crescita armoniosa - ha risposto Bellissima - in ambito di Ricerca e Sviluppo bisogna sempre pensare a chi andrà in mano la tecnologia che si produce, chi la userà, a cosa servirà, quali saranno i problemi che potrebbe creare e quali saranno invece quelli che dovrà risolvere. Quando si arriva ad un pensiero tale, si è fatto un piccolo salto in avanti”. Del Sol Levante, nella sede di Firenze, si sono fatti propri, in particolare, due valori. “La pacatezza.
Che non significa remissività, anzi. E un forte spirito di gruppo. La cultura giapponese è esattamente il contrario dell’egotismo. In un’azienda o in altre realtà aggregative, in Giappone, si cerca quasi di non spiccare, di non emergere come singolo. E lo stare zitti, ogni tanto, perché si sta pensando, non significa che lo si stia facendo perché non si sa cosa dire - ha concluso, sorridendo, l’ad Alessandro Bellissima - quando ti prendi il tempo di scoprire come le persone, le altre culture, ragionano, trovi davvero molto. E così, quando riparlerai, magari dirai qualcosa di migliore”.