AGI - Dall'idea di un team di tecnici forestali nasce la prima startup interamente dedicata alla tutela dei boschi. Obiettivo: applicare i principi dell'economia circolare alla gestione delle aree verdi di ridotte dimensioni, che sono più spesso penalizzate dal vuoto normativo. Perchè, questa l'idea di fondo, anche le riserve boschive più piccole richiedono cure e interventi mirati.
Potrebbe sembrare un osservazione ovvia quanto banale, ma il punto è che i dati ci dicono che ogni anno le foreste italiane assorbono 42,6 milioni di tonnellate di anidride carbonica dall'atmosfera. Si tratta di una cifra record, che pero' con opportuni accorgimenti e con un serio piano di sviluppo delle operazioni di gestione sostenibile, potrebbe aumentare addirittura del 30% a beneficio dell'ambiente.
La stima e l'analisi fa parte dell'ultimo Rapporto redatto dalla Fondazione Symbola, presidente l'ex capo di Legambiente Ermete Realacci, assieme a Coldiretti e Bonifiche Ferraresi, azienda agricola e agroalimentare fondata nel 1871. Il nodo, però, è che nel nostro paese le aree verdi marginali rischiano di rimanere escluse dai piani d'azione collettivi, che interessano soprattutto i terreni di maggior estensione.
Come ovviare e, dunque, preservarle?
Il problema se lo sono posto un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze Forestali di Firenze, che ha da poco inaugurato Forest Sharing, una vera e propria community imperniata sul tema della valorizzazione del patrimonio forestale nazionale. Si tratta best practice per l'innovazione nell'ambito del progetto Rosenwood dell'Unione Europea.
I ricercatori hanno scoperto che la proprietà forestale italiana è estremamente frammentata perchè, mediamente, la maggior parte dei privati gestisce piccoli boschi che vanno dai 5 ai 15 ettari, con l'assoluto svantaggio di dover sostenere costi di manutenzione piuttosto elevati. Così hanno pensato di sfruttare i principi dell'economia circolare condivisa per mettere le proprie conoscenze al servizio di chiunque ne potesse beneficiarne.
Risultato?
Che l'idea di affiancare la causa ambientale si è rivelata anche un valido modello di imprenditoria giovanile con buoni risultati occupazionali, autonomo da qualsiasi tipo di struttura giuridica formalizzata, come lo possono essere i consorzi, le cooperative o le associazioni di diverso ordine e grado.
Dietro la community 2.0 c'è in realtà un ottimo team di esperti super partes che sostengono i privati e gli operatori intenzionati a preservare il delicato ecosistema boschivo. Poter aderire è piuttosto facile, basta collegarsi al network.
È poi compito dei tecnici forestali valutare lo stato di salute del bosco, concordare la lista di interventi basati sui principi della selvicoltura di precisione, che va dal taglio del legname alla valorizzazione turistica.
Così, valutati tutti i fattori d'impatto, toccherà poi al privato dover nel caso investire nello sviluppo dell'area forestale e ricavarne anche una rendita che possa coprire i costi o costituire persino fonte di reddito in più.