AGI - La prima dose del vaccino contro il Covid-19 sviluppato da Pfizer e BioNTech è efficace all'85% da due a quattro settimane dopo la somministrazione. È quanto risulta da uno studio condotto dall'ospedale isrealiano Sheba e pubblicato dalla rivista scientifica Lancet.
Lo stato ebraico ha lanciato il 19 dicembre una vasta campagna di vaccinazione contro il Covid-19 grazie a un accordo con Pfizer che consente a Israele di ottenere rapidamente milioni di dosi in cambio di dati biomedici sull'effetto del vaccino, in un Paese dove le cartelle cliniche della popolazione sono digitalizzate.
Finora, 4,23 milioni di israeliani (il 47% della popolazione) hanno ricevuto almeno la prima dose del vaccino e 2,85 milioni hanno già ricevuto la seconda dose necessaria all'immunizzazione completa. A una settimana dall'inoculazione della seconda dose, l'efficacia del siero è pari al 95%.
Dall'inizio della campagna vaccinale fino al 24 gennaio, l'ospedale ha condotto test su 9.109 operatori sanitari, 7.214 dei quali avevano ricevuto la prima dose e gli altri 1.895 no. Durante questo intervallo di tempo, 170 membri del campione hanno contratto la malattia, 89 dei quali tra coloro che non avevano ricevuto il farmaco.
Dai dati è emerso che, tra gli operatori che avevano ricevuto la prima dose, il vaccino era risultato efficace al 47% entro le due settimane dall'inoculazione e all'85% tra la seconda e la quarta settimana successive. "Questo studio è stato effettuato su persone in età lavorativa, quindi sarebbe interessante vedere uno studio simile su persone anziane dopo una dose di vaccino", ha commentato Deborah Dunn-Walters, immunologa dell'università del Surrey, Regno Unito.
"Questi nuovi dati dovrebbero sostenere la decisione del Regno Unito di offrire la seconda dose dodici settimane dopo", ha aggiunto la docente. Di fronte alla disponibilità limitata di dosi e ai ritardi nelle consegne, alcuni Paesi, come il Regno Unito, hanno deciso di fornire la prima dose a quante più persone possibile, a cominciare dagli anziani, ritardando la somministrazione della seconda oltre le tre settimane previste dal protocollo. Una scelta che, a fronte dei risultati dello studio, potrebbe essersi quindi rivelata opportuna.