AGI - L'aumento del numero di cormorani lungo le coste italiane preoccupa la Codiretti che denuncia i contraccolpi sulla pesca, mentre la scienza esorta a non demonizzare il fenomeno ed a riflettere sulle sue cause. Tutto questo mentre i fotografi, sempre più spesso, documentano il volo di questi uccelli tra cielo e mare: piumaggi color bronzo e lunghi becchi adunchi danno un insolito tocco esotico ai paesaggi dove il gabbiano non è più unico e incontrastato dominatore.
Per Coldiretti Puglia siamo di fronte a una potenziale minaccia per l'equilibrio ambientale e per la filiera economica che, partendo dalle reti dei pescatori, si dirama fino ai tavoli dei ristoranti, passando attraverso i mercati e l'industria della conservazione e della trasformazione.
Di diverso avviso è Ferdinando Boero, professore di Zoologia all'Università Federico II di Napoli e autore di diversi documenti d'indirizzo sulla sostenibilità marina per la Commissione europea: “Piuttosto che preoccuparci dei cormorani - dice - dovremmo pensare ai danni prodotti dalla pesca industriale. I cormorani ci sono sempre stati, probabilmente il loro aumento è dovuto al fatto che in mare ci sono tanti allevamenti di pesce. I pescatori si lamentano dei delfini, mentre le foche, presenti nel Salento fino a 80 anni fa, sono state uccise".
Scatti suggestivi
Il quadro tracciato da Coldiretti evidenzia presenze sempre più massicce di cormorani lungo i litorali italiani, a Bari, a Bisceglie, nella laguna di Varano, sulla diga di Capaccio del Celone, nella palude del Lago Salso a Manfredonia, a Gallipoli e più in generale nel Golfo di Taranto. Queste aree, secondo l'associazione dei coltivatori, sono “il nuovo Eden per le specie di uccelli che si cibano di pesce, a causa della tropicalizzazione del clima e del global warming, con ripercussioni economiche gravi per i pescatori e per gli allevamenti”.
Gli scatti realizzati con il drone da Alessandro Magni regalano suggestivi ritagli di natura nell'oasi naturalistica dell'Isola di Sant'Andrea, a Gallipoli dove i cormorani e il gabbiano corso coabitano ormai da tempo. “Ce la siamo presa con le foche, con i delfini, con i lupi - sostiene il professore Ferdinando Boero - perché noi tendiamo a uccidere tutte le specie che interferiscono con le nostre attività. Facciamo questo e poi ce la prendiamo con i cormorani. La verità e che siamo come bambini capricciosi”.