Diciassette Regioni in giallo, quattro in arancione, nessuna in rosso e nessuna in bianco, molte zone 'critiche'. E' il nuovo quadro dell'Italia a colori, da oggi, lunedì 8 febbraio, sul fronte della lotta alla pandemia, dopo le ultime valutazioni del Comitato tecnico scientifico e in seguito alle decisioni di presidenti di Regione e sindaci che, con proprie ordinanze, sono intervenuti per cercare di frenare i nuovi contagi.
Preoccupano, infatti, le varianti Covid ed anche gli assembramenti, registrati nelle ultime ore soprattutto nei luoghi di ritrovo e dello shopping delle grandi città (anche sabato e domenica scorsi a Roma e in altri centri alcune zone sono state chiuse a causa dell'alto numero di persone presenti). E proprio le varianti e i nuovi contagi causati soprattutto da assembramenti hanno portato diversi amministratori locali ad una serie di provvedimenti in vigore da oggi.
Il lockdown di Bolzano
In Alto Adige il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, ha confermato che fino a domenica 28 febbraio sarà attuato il regime di lockdown duro. Oltre a bar e ristoranti, già chiusi, da lunedì serrande abbassate anche per i negozi al dettaglio, non sarà possibile la mobilità tra Comuni se non per motivi di lavoro e salute, e la scuola superiore di secondo grado sarà al 100% a distanza. Prima infanzia e asili resteranno aperti mentre scuole elementari e medie chiuderanno dal 10 febbraio per poi riaprire in presenza il giorno 22. Dal 13 al 21 febbraio in Alto Adige le scuole saranno chiuse per le tradizionali vacanze di Carnevale.
La provincia di Perugia e altre zone in rosso
Tutta la provincia di Perugia, e sei Comuni in provincia di Terni, invece, sono entrati in zona rossa. La presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, ha firmato l'ordinanza che rimarrà in vigore fino al 21 febbraio, dopo una riunione in cui ha illustrato il provvedimento ai sindaci dei comuni coinvolti. Si tratta delle misure di fascia rossa prevista dal dpcm del 14 gennaio, "rafforzata" da ulteriori strette. La decisione è stata presa "alla luce dell’aumento del numero di casi Covid in alcuni territori umbri, nonché l’accertata circolazione nel territorio regionale di due varianti del virus".
I comuni in zona rossa in provincia di Terni sono Amelia, Attigliano, Calvi dell’Umbria, Lugnano in Teverina, Montegabbione e San Venanzo. Il restante territorio regionale rimarrà in zona arancione. L'ordinanza regionale, oltre alle norme della fascia rossa, prevede che "nei Comuni specificati saranno sospesi tutti i servizi socioeducativi per la prima infanzia – fino a 36 mesi di età - pubblici e privati e i servizi educativi delle scuole dell’infanzia, statali e paritarie, mentre le classi delle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado, statali e paritarie, svolgeranno esclusivamente le lezioni con modalità a distanza (Dad)". Il testo specifica che "resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali".
In zona rossa anche 27 Comuni del Molise, su decisione del presidente della Regione, Donato Toma. Si tratta di Termoli, Acquaviva Collecroce, Casacalenda, Castelmauro, Civitacampomarano, Colletorto, Guardialfiera, Guglionesi, Larino, Mafalda, Montecilfone, Montefalcone del Sannio, Montemitro, Montenero di Bisaccia, Montorio nei Frentani, Palata, Petacciato, Portocannone, Ripabottoni, Rotello, San Felice del Molise, San Giacomo degli Schiavoni, San Giuliano di Puglia, San Martino in Pensilis, Santa Croce di Magliano, Tavenna e Ururi. Provvedimenti simili anche in altri centri di diverse regioni (dalla Lombardia alla Sicilia), mentre in Abruzzo gli studenti delle scuole superiori di secondo grado torneranno alla didattica a distanza, mentre a Pescara lezioni in presenza sospese in tutte le scuole.
Sardegna in giallo
Intanto, dopo due settimane di zona arancione, tra proteste e polemiche per un 'declassamento' ritenuto eccessivo (la Regione aveva presentato anche un ricorso al Tar), la Sardegna è tornata in giallo, con la possibilità per una serie di attività commerciali, in particolare bar e ristoranti, di riaprire i battenti anche se con l'orario di chiusura confermato alle 18.