AGI - Dopo settimane e mesi di chiusure la Lombardia da lunedì 1 febbraio diventerà zona gialla (e non da domenica 31 gennaio, come si pensava in un primo momento) ma non tutti riescono a tirare un profondo sospiro di sollievo. Tra questi i ristoratori, una delle categorie senza dubbio più colpite. "A Milano hanno già chiuso per Covid circa 350 tra bar e ristoranti".
Pausa pranzo semi deserta senza turisti, studenti e fiere
Certo potranno riaprire per la pausa pranzo ma come spiega all'AGI, Alfredo Zini, storico ristoratore milanese e più volte portavoce delle istanze dei pubblici esercenti, in questo periodo di emergenza sanitaria con "il turismo inesistente, l'assenza delle fiere e la maggior parte degli uffici chiusi, sarà una pausa pranzo numericamente molto leggera". Mancano anche gli studenti universitari che si sono rintanati nelle proprie case seguendo le lezioni a distanza. "Ci aspettiamo un lavoro molto calmo durante la settimana e ci auguriamo - è l'auspicio di Zini - che nel fine settimana possa andare meglio, con le famiglie che possono uscire a pranzo il sabato e la domenica".
Ecco perché non si può ancora parlare di ripartenza, o meglio, si dovrebbe parlare "di ripartenza al 35% non di più". Per arrivare a questa cifra basta fare due calcoli, e pensare che la sera i locali devono rimanere chiusi e che a pranzo per rispettare le norme sul distanziamento il numero dei clienti è più che dimezzato.
Con la zona gialla il fatturato non va alle stelle, si rischia una lenta agonia
"Se non ci sarà la riduzione dei costi fissi sarà una lenta agonia per molte imprese che rischieranno di chiudere - rimarca -. Non è che perché siamo in zona gialla e si può riaprire siamo tutti sereni e contenti con i fatturati alle stelle. Sarà comunque un periodo difficile perché le riforme strutturali al momento non sono state fatte e in più c’è anche il rischio che i famosi ristori di dicembre e gennaio, die mesi persi in cui siamo stati chiusi, arriveranno probabilmente a marzo".
Incomprensibile perché si cambia colore lunedì e non domenica
"La falsa notizia di ieri, di ripartenza domenica - spiega Zini - ha fatto fare ordinativi ai fornitori, molti oggi hanno già ricevuto della merce. Sul fresco vieni penalizzato". Anche il presidente della Lombardia Attilio Fontana non ha gradito lo stop: "francamente continuo a non capire perché il provvedimento non sia stato reso operativo da domenica" ha scritto il governatore su Facebook, tornando a sottolineare che si tratta comunque di un "risultato importante e meritato".
A maggior ragione se si pensa che secondo le previsioni iniziali, la Lombardia sarebbe dovuta rimanere in zona arancione una seconda settimana, poiché la collocazione in questa zona era arrivata il 22 gennaio. Ma il ministero ha considerato come settimana 'arancione' anche quella tra il 17 e il 24 gennaio, quando la Lombardia fu inserita in zona rossa per un errore nei dati.
La speranza è che non si chiuda di nuovo tutto tra 15 giorni
"La notizia in sé è positiva perché vuol dire che dal punto di vista epidemiologico i dati sono buoni - commenta Alfredo Zini, del ristorante Al Tronco -. Ma speriamo di poterci rimanere in zona gialla a lungo, e che tra 15 giorni non ci rimettano un’altra volta in arancione, perché non siamo stati in grado di gestire queste aperture". Il solito rischio in pratica che si corre ogni volta che si allentano le restrizioni. "Se dovessero risalire i contagi e ci dovessero chiudere di nuovo sarebbe l’ulteriore dramma, forse l’ultimo" avverte.
Per i locali dei navigli non cambia nulla, è come essere in zona rossa
Ho parlato con molti colleghi e c’è molta preoccupazione, perché comunque i ristoranti lavoreranno su un solo turno. Ma tra di noi c'è anche chi è messo peggio": resta il problema per i locali serali, quelli che aprivano dalle 18 per l’aperitivo, e poi per la cena, in tutta la zona dei navigli in particolare.
"Ci sarà una fetta di ristoranti che non apriranno - osserva Alfredo Zini -. Quelli resteranno chiusi, per loro sarà ancora zona rossa".