AGI – “Nelle nostre Rsa non esisteva alcun piano di prevenzione del rischio pandemico: mancavano i dispositivi di protezione individuale, non c’era una organizzazione del personale, nemmeno dei percorsi interni. E per questo motivo è accaduto quanto è accaduto, con una grandissima incidenza di mortalità in una realtà come quella delle Rsa che non sono per loro natura degli ospedali ma che puntano a salvaguardare la socializzazione degli ospiti tra loro e con le famiglie all’esterno".
Lo ha detto Gherardo Colombo, ex magistrato del Pool di Mani pulite, attualmente componente della commissione di inchiesta istituita dalla ATS Milano sugli eventi che hanno interessato il Pio Albergo Trivulzio, intervenuto ad un webinar organizzato dall’Università del Piemonte Orientale.
"Non a caso, per esempio - ha aggiunto Colombo - si è arrivati tardi ad impedire l’accesso ai parenti all’interno delle Residenze”.
"Evidentemente dalla prima ondata non si è imparato tanto. Sembra non siamo capaci di programmare"
Quanto alle conseguenze della 'seconda ondata', Colombo ha sottolineato come “evidentemente dalla prima ondata non si è imparato tanto. Si riaprono le scuole, ma non si provvede a fare in modo, indipendentemente da quanto accade dentro le aule, di prevenire la diffusione del virus prima e dopo l’accesso alle aule".
"Sarebbe stato necessario - ha detto ancora - fare tante cose fuori. Sembra invece che non siamo capaci di programmare: eppure la seconda ondata era già da tempo quasi una certezza. E allora cosa si è fatto da febbraio ad agosto per prevenire il rischio attraverso misure di carattere generale che coinvolgessero non soltanto le strutture sanitarie, ma la società nel suo complesso?”.