AGI - Le mani dei Casalesi di nuovo nel business dell'alimentare. Una inchiesta dei carabinieri e della polizia penitenziaria, coordinata dalla procura di Napoli, ha portato a 12 misure cautelari per associazione a delinquere di stampo mafioso, riciclaggio e intestazione fittizia di beni, reati aggravati ai fini di agevolare il clan di appartenenza.
L'indagine ha al centro il potente clan del Casertano e soprattutto Filippo Capaldo, nipote del boss Michele Zagaria e suo erede, ed è partita a maggio 2019.
Capaldo, fino a quando non è finito in cella al regime carcerario del 41-bis, il carcere duro con pochi e filtrati contati con l'esterno e gli altri detenuti, con la collaborazione dei fratelli Nicola e Mario Francesco, e dei fedelissimi Paolo Siciliano e Alfonso Ottimo, ha diretto il clan assumendo una posizione dominante nel settore della distribuzione alimentare.
La famiglia Capaldo infatti ha una partecipazione nella Distribuzione Siciliano srl, che commercia all'ingrosso prodotti alimentari, ma anche nelle catene di supermercati Jolly Market e Pellicano, con 21 punti vendita nel Casertano, nelle aziende produttrici Ovopiù di Gravina Giuseppe e Sapori di bufala, nonché in 3K, quest'ultima attiva nel settore delle plastiche per uso alimentare, ma anche nella Santa Maria srl che distribuisce latte a marchio Parmalat nel territorio Casertano dopo la confisca di Euromilk.
I Capaldo hanno anche investito a Tenerife dal 2017 in una azienda di noleggio veicoli.
Tra i provvedimenti che sono stati emessi dal gip partenopeo anche quattro misure interdittive della sospensione dell'esercizio di impresa per un anno, destinatari i titolari delle quattro aziende riconducibili alla cosca. Complessivamente sono state eseguite sette misure cautelari in carcere, per un indagato sono stati disposti i domiciliari e poi ci sono i quattro provvedimenti a carico degli imprenditori.