AGI – “Una volta mi dicevano che ero allarmista. Nel documento che presentai al Ministero, in cui parlavo di cambiamento climatico e di come le nostre città dovranno cambiare, scrissi che le prime importanti conseguenze si sarebbero sentite a livello sanitario e sociale. Questi sono difatti i primi due sistemi che crollano appena l’ambiente in qualche modo si ammala: il Covid è il paradigma perfetto di questo ragionamento. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, il cambiamento climatico sarà tra le principali causa di malattie entro i prossimi trent’anni”. Alessandro Melis, esperto mondiale di sostenibilità che insegna all'Università di Portsmouth in Inghilterra, è il curatore del Padiglione Italia che debutterà il 21 maggio alla Biennale Internazionale di Architettura di Venezia. L'architetto è autore del libro Zombiecity, che analizza il legame tra crisi ambientale e virus.
Cesura netta col passato
Forse mai come ora il Padiglione Italia segnerà una cesura netta e la base di una rivoluzione in atto. “Ricordiamoci – spiega Melis - che la principale causa di emissioni di CO2 è legata al modo in cui sono costruite le nostre città. Il ruolo dell'architettura e dell’architetto sono quindi centrali nella lotta al cambiamento climatico. Per contrastare l’insostenibilità delle città e dell'utilizzo delle risorse è fondamentale ripensare il ruolo degli architetti assumendoci la responsabilità di un cambiamento che si rivela, ora più che mai, necessario”.
Se tre anni fa, al momento del concepimento del Padiglione Italia, l'idea di una pandemia era ancora nei limiti della letteratura fantascientifica, il senso della responsabilità sociale degli architetti e della necessità di un cambio di passo era già urgente e sentita. 'Comunità Resilienti' è il tema che connoterà il Padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia a cui Melis lavora con una imponente squadra di professionisti e ricercatori: “Siamo convinti che l’architettura debba contribuire in modo significativo al miglioramento della qualità della vita che conduciamo, fornendo risposte adeguate ai mutamenti ambientali e sociali del nostro tempo”.
Riciclo, reimpiego e rilocalizzazione
“L'obiettivo del progetto è realizzare un Padiglione Italia a basso impatto – spiega Melis – e per questo siamo partiti dal reimpiego, per sottrazione e integrazione, del Padiglione curato da Milovan Farronato per la Biennale dell'Arte 2019. Riciclo, reimpiego e rilocalizzazione sono le parole d’ordine, in pratica”. “Il Padiglione Italia – commenta il curatore – è una opportunità unica anche per studiare il ciclo di vita di una costruzione pensata sfruttando i principi di resilienza. Insomma, sarà un laboratorio vivo”. A basso impatto anche il catalogo della mostra: carta riciclata, rilegatura giapponese, quindi senza l’impiego di colle, e piantumazione di alberi a compensare le emissioni di CO2.
Più digitale che negli anni passati, il Padiglione Italia coordinato da Alessandro Melis si snoderà in un percorso di 14 sezioni che raccontano come tante piccole comunità italiane abbiano creato modelli di resilienza. “Daremo rilievo, fra gli altri, – anticipa Melis – ad Arte Sella Valsugana nelle Alpi Trentine, una comunità che ha fatto della ricerca dell'arte e della sostenibilità il proprio baluardo”.
“Fra i protagonisti – anticipa Melis - anche l'ex villaggio di Borca di Cadore, dove gli interventi di Dolomiti Contemporanee si caratterizzano per la riconfigurazione spaziale attraverso l'arte, e la comunità di Favara, in provincia di Agrigento, che con il suo Farm Cultural Park è diventato un significativo caso di studio dove è stata sperimentata la rigenerazione attraverso l’arte. “La comunità resiliente più grossa per dimensioni – spiega ancora – sarà quella delle comunità nei territori terremotati dell’Abruzzo”.
Una sezione speciale
Una speciale sezione sarà poi dedicata al 'Laboratorio Peccioli', il piccolo Comune in provincia di Pisa che, spiega Melis, “nel momento in cui, più di venti anni fa, in tanti in Italia giravano lo sguardo dall'altro lato, sul tema dei rifiuti, e nessuno voleva affrontare questo problema, questa comunità ha deciso di affrontare di petto il problema e lo ha trasformato in opportunità”. Peccioli investe infatti gran parte delle entrate della discarica in tre operazioni: sostenibilità, cultura, arte e architettura, innovazione tecnologica. “In questo contesto, a Peccioli si sperimentano forme di riciclo e riutilizzo che vanno oltre la discarica. Per questo motivo, Peccioli rappresenta alla perfezione quel sistema che individuiamo nel concetto di comunità resiliente”.