AGI - “Si ricomincia, lo vogliamo tutti. Però se si fossero tenute in maggior conto le esigenze degli studenti non avremmo queste proteste”. Lo sostiene il presidente dell’Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola (Anp), Antonello Giannelli, in un’intervista al Corriere della Sera.
Il capo dei presidi si chiede anche il perché “si fanno pagare solo alla scuola la rigidità e i ritardi nell’adeguamento del sistema dei trasporti. Si sarebbe potuto scaglionare l’orario di inizio delle altre attività” in quanto “la metà degli studenti italiani delle scuole superiori frequenta un istituto tecnico o un professionale: sono almeno 6 ore al giorno. L’organizzazione della loro vita sarà sconvolta. Escono alle 16.30, senza aver mangiato, prendono un bus o un treno, arrivano a casa affamati alle sei di sera. A che ora faranno i compiti? Alle 21...”, ragiona Giannelli.
Quindi, a rigor di logica, “la didattica dovrà tenere conto del cambio di orario. Compiti, direi che ce ne potranno essere pochi. Se si fosse rimasti su un doppio turno tra le 8 e le 9, questi problemi si sarebbero potuti risolvere”. “Tutti vogliamo che la scuola torni in presenza, ma è sbagliato far pagare questo prezzo”, analizza il capo dei presidi, che aggiunge: “I presidi dovranno trovare soluzioni che non scontentino nessuno. Sarebbe stato meglio non arrivare qui”.
Poi chiosa: “No, così non va. Dicono tutti che la scuola è centrale, è la casa degli italiani, è importante ma quando è ora di decidere come cambiare la scuola per adattarla all’emergenza del Covid, nessuno sente la necessità di ascoltare il mondo della scuola, di capire quali sono le esigenze degli adolescenti”.