AGI - La 'regina delle capre felici' è morta. A infrangere a martellate il sogno di integrazione e riscatto che incarnava potrebbe essere stato un suo dipendente, un giovane - africano come lei - con cui aveva avuto dissidi economici.
Agitu Ideo Gudeta, la pastora etiope trapiantata in Italia, è stata trovata morta questa sera nella sua abitazione di Frassilongo in Val dei Mocheni in Trentino. Le indagini si concentrano, appunto, su un giovane africano dipendente dell'azienda dal lei fondata e grazie alla quale era diventata il simbolo dell'integrazione in Trentino ma anche di tutta Italia ed era famosa anche all'estero, soprattutto in Germania.
Pare essere ormai certo che si è trattato di un omicidio. Esule e trapiantata in Italia, Agitu è stata colpita a morte (con un martello successivamente rinvenuto) all'interno della sua abitazione a Maso Villalta. Sul suo corpo numerose ferite e, tra queste, anche una alla testa.
Lei, pastora originaria dell'Etiopia da dov'era fuggita a seguito degli scontri sociali e dalle minacce che aveva ricevuto dal suo governo, si era rifugiata tra le montagne del Trentino in una vallata, la Valle dei Mo'cheni, una laterale della piu' frequentata Valsugana.
Con determinazione, enorme forza di volontà e anche lungimiranza aveva fatto nascere, da un progetto di recupero di terreni abbandonati e di razze rustiche autoctone, l'Azienda Agricola Biologica 'La Capra Felice'. L'azienda si occupa di allevamento caprino (capra pezzata mo'chena), eseguito attraverso metodo biologico e di trasformazione della materia prima: produce formaggi biologici da pascolo da erba, yogurt ed anche prodotti di cosmesi con latte di capra.
Agitu, diventata la 'regina delle capre felici', in quell'angolo di montagna era partita allevando 15 capre autoctone ed era arrivata a quota 150, quelle attuali, che si aggiungono a 50 galline ovaiole.
Nell'agosto del 2018 la donna aveva ricevuto minacce ed aggressioni a sfondo razziale.
Il 27 gennaio scorso l'uomo che si era reso colpevole degli atti persecutori e lesioni - C. C., 54 anni residente a Frassilongo nella proprietà accanto a quella di Agitu - era stato condannato dal Tribunale di Trento a nove mesi di reclusione per il reato di lesioni.
La giudice Elena Farhat aveva condannato l'uomo per il reato di lesioni a seguito di un fatto documentato con referto derubricando l'accusa di stalking e soprattutto l'aggravante dell'odio razziale.
Nel giugno scorso in piena crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19, Agitu Ideo Gudeta aveva aperto in piazza Venezia a Trento la prima 'Bottega della Capra Felice'.
In quell'occasione la pastora disse, "non dobbiamo fermarci, con i sogni costruiamo il nostro futuro". All'interno del negozio oltre a trovare ortaggi, formaggi, uova e anche prodotti di cosmesi, i clienti possono godere anche di un angolo lettura e del caffè etiope.