AGI - La licenza elementare l'ha presa nel 1942 nonostante la guerra. La terza media l'ha conseguita a 86 anni nonostante l’età. E oggi, nonostante la pandemia, Franceschino Vargiu di Dolianova (Cagliari) – 90 anni compiuti lo scorso ottobre - continua ad andare a scuola.
“Certo che mi sono iscritto anche quest’anno. Appena si potrà voglio fare anche il corso di informatica”, racconta all'AGI Franceschino. Nulla, proprio nulla, è riuscito a far desistere Vargiu che – dopo una vita da manovale, emigrato in Svizzera e rientrato – ha ripreso gli studi folgorato dalla storia di Gramsci. “Ho letto il nome di una strada: via Antonio Gramsci. Sotto c'era scritto: pensatore sardo. Mi sono incuriosito, non lo conoscevo. Ho letto una biografia e mi è tornata la voglia di studiare”.
Da quattro anni frequenta le serali del paese dove ha condiviso l’aula con sedicenni in dispersione scolastica, trentenni che riprendono gli studi e i tanti over che, arrivati alla pensione, hanno finalmente il tempo di coltivare le proprie passioni. Un anno si è anche ritrovato in classe con il nipote, che da sempre lo assiste per gli acquisti online dei libri.
Il percorso di Franceschino non è stato semplice, ma lui non si è mai arreso. Nato in una famiglia povera, Tziu Franceschinu – come lo chiamano in molti – a scuola ci andava scalzo e con i pantaloni rattoppati che “sembravano una cartina geografica”.
Bocciato due volte, “lavoravo già e nessuno mi poteva seguire”, si è ritrovato dodicenne in quinta elementare. In un anno difficile: era il 1942, la Seconda guerra mondiale era lontana dalla fine e per le strade di Dolianova c'erano troppi soldati e molta fame. L'edificio scolastico era stato trasformato in ospedale militare, i bambini del paese - riuniti in una pluriclasse e trasferiti in un'abitazione privata - avevano frequentato a singhiozzo.
“All’esame mi dissero che mi promuovevano per anzianità. Avevo già 12 anni”, ride il 90enne. Dopo la licenza elementare, ha subito iniziato a fare il manovale. “A proseguire gli studi nemmeno ci ho pensato. La mia famiglia aveva bisogno di soldi, allora andava così. Ho iniziato scalzo, sollevavo blocchi di pietra più pesanti di me. Mi facevano salire su una scala di legno che si fletteva, avevo paura di cadere e finire schiacciato dal carico”, ricorda Vargiu che, dopo il militare, è emigrato in Svizzera dove ha fatto il muratore per molti anni. E lì sarebbe rimasto se sua moglie non avesse insistito per riavvicinarsi alla famiglia. “Alla scuola allora non ci pensavo. Anche se nel ’57 ho provato con le serali, ma sono dovuto ripartire e ho abbandonato a metà”.
Dopo la pensione, con le figlie ormai grandi e sistemate, i libri sembravano dimenticati. Fin quando un vecchio compagno delle elementari, divenuto negli anni professore e preside, gli ha regalato un volume sulle strade del paese. Lì c'era il nome di Gramsci che ha innescato la scintilla. “Mi è tornata l'ambizione di prendere la terza media”, spiega Franceschino che a 86 anni si è così iscritto al Cpia, centro provinciale istruzione per gli adulti, e dopo un anno di frequenza regolare ha sostenuto l'esame, accompagnato all'orale proprio dall'ex compagno di scuola.
La tesina – scritta tutta a mano – era sulla Prima guerra mondiale. “Mio padre l'aveva combattuta. Mi raccontava del Piave, era nella Brigata Sassari con Emilio Lussu. Per questo la professoressa mi aveva suggerito di leggere ‘Un anno sull’Altipiano’, mi è piaciuto molto. Tutti mi hanno chiesto perché non avessi portato la Seconda guerra mondiale, ma io a quel periodo proprio non ci voglio pensare. Ho sofferto troppo: fame, sacrifici, dolori”.
Peggio allora con la guerra o oggi con la pandemia? “Allora ero giovane, c'era più comunità. E poi con questa mascherina faccio troppa fatica, non riesco ad abituarmi. Peggio oggi, che le devo dire”, ride il 90enne.