AGI - "Non sono mai stata sfiorata dall'idea di essere una cavia, semmai mi sento una privilegiata". Danila Cosenza, 60 anni, medico di medicina generale, fa parte dei 50 colleghi che insieme agli altrettanti infermieri delle Unità speciali di continuità assistenziale regionale (Uscar) allo Spallanzani hanno ricevuto il vaccino anti Covid.
Ha scelto di arrivare da sola, con la sua auto, all'ospedale, è stata vaccinata verso le 17,30 (era nel gruppo E) e dopo i venti minuti di osservazione post inoculazione in un corridoio con tre sedie distanziate per altrettanti vaccinati, è uscita "senza alcun tipo di reazione".
Racconta all'AGI le fasi del pomeriggio e le relative emozioni. Prima di sedersi su una delle due poltrone nella stanza dedicata alla vaccinazione, spiega, in un'altra stanza è stata sottoposta all'anamnesi che ha indagato su eventuali allergie, farmaci, positività pregressa ai tamponi.
Dopo il questionario ha firmato il consenso informato ed è quindi entrata nella stanza dell'inoculazione. A vaccinarla, con la supervisione di un medico, è stata un'infermiera. "Si è premurata di tranquillizzarmi, spiegandomi che nessuno tra chi si era vaccinato prima di me aveva avuto delle reazioni. Ho apprezzato, ma non mi sono mai preoccupata, neanche alla vigilia dell'inoculazione. Credo fermamente in questa vaccinazione, le sue fasi sono state tutte approvate e la velocità dei ricercatori che impensierisce a torto qualcuno si deve alle ricerche che erano già in corso e alle nuove tecnologie".
Nessun tipo di dolore, chiarisce, durante l'inoculazione e nessuna apprensione neanche da parte della sua famiglia: "Anzi, non vedono l'ora di potersi vaccinare". Tra tre settimane si sottoporrà al richiamo e intanto consegna un messaggio ai no Vax: "Per capire che il vaccino ci libererà dalla pandemia dovrebbero andare in un ospedale a vedere come si muore di Covid".