AGI - "Zambon è una persona in questo momento molto provata da una situazione che si trascina da molti mesi". Così Vittore d'Acquarone, il suo legale, definisce all'AGI lo stato d'animo di Francesco Zambon, dopo che il funzionario dell'Oms è stato sentito dai pm anche in relazione al piano pandemico che sarebbe stato costretto a posticipare su impulso del suo superiore e numero due dell'organizzazione, Ranieri Guerra.
Alla domanda se Zambon abbia paura per eventuali ripercussioni, il legale risponde: "Chiunque di noi può immaginare, mettendosi nei suoi panni, quanto possa essere sgradevole la situazione che sta vivendo".
Tra le ragioni che lo hanno spinto a presentarsi spontaneamente dai pm di Bergamo dopo tre convocazioni 'andate a vuoto' c'è anche la lettera in cui il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, aveva chiesto all'Oms di rinunciare all'immunità diplomatica per i suoi funzionari convocati come testimoni. A quanto si è appreso, Zambon avrebbe ribadito la questione delle presunte minacce di licenziamento subite da Guerra relative al dossier sulle falle del sistema italiano rispetto alla pandemia, pubblicato e sparito nel giro di poche ore nel maggio scorso dal sito dell'Oms.
"Ma hanno influito tante cose in questa decisione - precisa d'Acquarone - oltre al ministro che dice che secondo lui l'Oms lo deve mandare a testimoniare. Il fatto che una persona ha dei diritti e dei doveri anche come persona, a prescindere dalle posizioni che prendono gli altri; la chiamata da parte dell'autorità giudiziaria del tuo Paese; Ranieri Guerra che sui social nei giorni scorsi ha detto che sarebbe stato giusto che lui si presentasse. Alla fine, sembrava che lui non ci volesse andare e non era così in una situazione paradossale dove gli uffici dell'Oms dicono che non si deve presentare e il direttore vicario, Guerra, dice di sì".